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il paradiso delle signore

cosí per un naturale svolgimento del commercio; e nessuno poteva farle andare diversamente quando tutti o per amore o per forza partecipavano a quel moto.

— Ma dunque, voi state per coloro che v’han gettata sul lastrico? — chiese il Gaujean.

Dionisia arrossí, meravigliata essa stessa della vivacità della sua difesa. Che aveva mai nel cuore per essersi riscaldata a quel modo?

— Ma no, ma no! — rispose. — Forse ho torto io, perché voi ve n’intendete assai piú di me... Non fo che dire come la vedo io: i prezzi non sono piú fatti da cinquanta o sessanta negozi, come prima; ma da quattro o cinque soli, che con la potenza dei capitali e la larghissima clientela li han ribassati. Tanto meglio per chi compra!

Il Robineau non si stizzí; s’era fatto serio, con gli occhi sulla tovaglia. L’aveva sentito spesso, lui, quel soffio del commercio nuovo, quello svolgimento di cui parlava la ragazza, e nelle ore di mente lucida si domandava perché mai si ostinasse a resistere a una corrente tale, che doveva o prima o poi travolgere tutto. La stessa sua moglie, vedendo il marito sopra pensiero, approvava con lo sguardo Dionisia, ch’era modestamente ricaduta nel silenzio.

— Su, su! — disse il Gaujean per farla finita — teorie! null’altro che teorie!... Parliamo del nostro affare.

Dopo il formaggio, la serva aveva portato delle conserve e delle pere. Scelse le conserve, e le mangiò a cucchiaiate, con la ghiottoneria incosciente d’un uomo grasso e grosso, cui strapiace lo zucchero.

— Ecco; bisogna che voi diate addosso alla


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