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il paradiso delle signore

vano dinanzi al suo piatto. Allora lo zio, abbassando la voce, cercò di mutar discorso. Per un poco chiacchierò sulle demolizioni, e approvò la Via Dieci Dicembre che doveva certamente accrescere il commercio del quartiere. Ma di lí tornò da capo sul Paradiso; l’idea fissa, non poteva fare a meno di riparlarne. Non se ne poteva piú della polvere, non si vendeva piú nulla, dacché c’erano per la strada tanti carri di materiali che la sbarravano. E poi, il Paradiso, a forza d’ingrandire, sarebbe diventato ridicolo; i clienti ci si sarebbero spersi; o perché non mettevano su tutto un mercato? E, nonostante le occhiate supplichevoli della moglie, e lo sforzo ch’egli stesso faceva, dai lavori passò a discorrere di quanto guadagnava il magazzino. Non poteva, nessuno, farsene una ragione! In meno di quattro anni avevan quintuplicato la somma degli affari; l’incasso annuale che prima era d’otto milioni, ora era arrivato a quaranta, secondo l’ultimo inventario. In fin dei conti era una pazzia, un’enormità, che non si poteva combattere piú. Ingrossavano sempre, ora erano mille impiegati; vantavano ventotto sezioni. Queste ventotto sezioni eran la cosa che più lo stizziva. Certo, ne dovevano avere sdoppiata qualcuna, ma altre eran proprio nuove: per esempio, una sezione di mobili, e un’altra di oggetti parigini. Ma come? oggetti parigini! Oh, quella gente non avevano tanti scrupoli! o prima o poi si sarebbero messi a vendere anche il pesce. Lo zio, pur fingendo di rispettare le idee di Dionisia, era giunto a farle la lezioncina:

— Sul serio, tu non li puoi difendere. Lo capiresti tu, se io mettessi una sezione di casseruole accanto a questo negozio di stoffe? Mi da-


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