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zola

giovinetta affidava Beppino, risolvette di condurre allora il bambino dalla signora Gras, nel vicolo delle Ortiche, per discorrere un po’ e fissare tutto. Gianni promise alla sorella che non si sarebbe mosso dalla bottega.

— È un affare di due minuti — si mise a dire il Baudu alla nipote mentre facevano Via Gaillon. — Il Vinçard fabbrica certe sete che ancora gli vanno bene. Oh! anche a lui gli ci vuole giudizio; ma è un volpone che a forza d’avarizia riesce a mettere d’accordo il desinare con la cena... Credo per altro che voglia chiuder bottega, per via dei suoi reumatismi.

Il magazzino era in Via Nuova des Petits-Champs, vicino alla galleria Choiseul. Era alla moderna, pulito e allegro, ma troppo piccolo e povero di mercanzie. Il Baudu e Dionisia trovarono il Vinçard che discuteva caldamente con due signori.

— Non vi scomodate — disse forte il Baudu. — Non abbiamo furia; si aspetterà.

E tornando per discrezione verso l’uscio, aggiunse in un orecchio alla ragazza:

— Quello magro sta al Paradiso, ed è il secondo commesso per la seta; quello grasso è un fabbricante di Lione.

Dionisia capí che il Vinçard cercava di appioppare il suo magazzino al Robineau, il commesso del Paradiso.

A viso aperto, con un’aria tutta lealtà, dava la sua parola d’onore; si vedeva che i giuramenti gli costavano poco. A sentirlo, il suo negozio era un affare d’oro; e, grosso e grasso com’era, un fior di salute, ogni poco si interrompeva per piagnucolare, per lamentarsi di quei maledetti dolori che l’obbligavano a lasciar andare la For-


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