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il paradiso delle signore

ma questi erano abbellimenti. Pel quartiere dicevano che avrebbe vinto lui, ma che bisognava vedere, per altro. In ogni modo, il processo era un affar lungo; e tutti ci si appassionavano, per quel duello che non finiva mai.

Il giorno che Dionisia si risolse, alla fine, di dargli la disdetta, il Bourras tornava appunto dal suo avvocato.

— Ci credereste? — le gridò infuriato — ora, dicendo che la casa non è solida, pretendono dimostrare che bisogna rafforzare i fondamenti. Lo credo io! a forza di scuoterla con quegli accidenti di macchine, deve cascare, sí, un giorno o l’altro!

Quando poi la giovanetta gli ebbe detto che se n’andava e che tornava al Paradiso con mille franchi di stipendio, ne fu cosí sbalordito che non fece altro che alzare al cielo le vecchie mani tremanti. Dalla commozione era cascato su di una seggiola:

— Voi! — balbettò. — Io solo resto, io solo!

E, dopo un po’, chiese:

— E Beppino?

— Tornerà dalla Gras, — rispose Dionisia. — Gli voleva tanto bene!

Si chetarono di nuovo. Dionisia avrebbe preferito che andasse sulle furie, bestemmiasse, desse dei pugni sul banco; quel vecchio cosí commosso, soffocato, le faceva male. Ma a poco a poco si riaveva, e ricominciava a gridare:

— Mille franchi, già, non si rifiutano... Ve n’andrete tutti. Andate, andate, lasciatemi solo... sí, solo, solo! Uno almeno ce ne sarà, che non piegherà mai il capo!... E diteglielo, che la


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