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questa somma. Piuttosto, diceva, si sarebbe tagliate tutt’e due le mani che buttarla in affari poco sicuri.
— Abbiate pazienza, per ora... — conchiuse finalmente. — Lasciatemi il tempo di ripensarci su, e poi ne riparleremo.
— Padrone! — disse il Vinçard, nascondendo il dispetto sotto un’aria bonacciona. — A vendere non ci ho mica nessun interesse io! Eh! se non fossero i miei dolori...
E tornando in mezzo al magazzino domandò:
— Posso servirvi, in qualcosa, signor Baudu?
Il negoziante, che con un orecchio era stato attento, presentò Dionisia, raccontò di lei ciò che gli parve opportuno, e disse ch’ella aveva lavorato due anni in provincia.
— E siccome voi cercate una ragazza che sappia stare al banco, se è vero quel che m’han detto...
Il Vinçard finse una grande disperazione:
— Guarda che sfortuna! È vero; per otto giorni di seguito ho cercato una ragazza, ma non sono due ore che l’ho fissata.
Ci fu un momento di silenzio; Dionisia pareva costernata.
Allora il Robineau, che la guardava con curiosità, certo commosso dal povero aspetto di lei, si fece lecito di dare un consiglio.
— So che da noi hanno bisogno di qualcuna nella sezione delle manifatture.
Il Baudu non poté trattenere un grido che gli veniva dal cuore:
— Da voi? oh, questo poi no!
Si chetò a un tratto, impicciato. Dionisia s’era fatta rossa rossa: entrare in quel gran magazzino!
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