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Pagina:Zola - Il paradiso delle signore - 1936 - Mondadori.pdf/447

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il paradiso delle signore

credi forte, tu, perché t’affanni a non fare ciò che fanno tutti, e non vuoi soffrire? Ma l’ingenuo sei tu... Tenta desiderarne una e possederla... sarai largamente compensato, in un minuto, di tutti i dispiaceri!

Ma il Vallagnosc esagerava il suo pessimismo. Una volta che il danaro non dava tutto ciò che si desidera, perché lavorare? Lui, se si fosse accorto che con i milioni non si può nemmeno comprare la donna che ci piace, avrebbe chiuso bottega, e si sarebbe sdraiato in santa pace, senza piú muovere un dito. Il Mouret, ascoltandolo, si rimbruniva: poi l’interruppe violento, ridestatasi in lui l’antica fede, la credenza che la volontà è onnipotente.

— La voglio, l’avrò: è una cosa semplicissima questa!... E se mi sfugge, vedrai che cosa saprò far io per guarirmi! A ogni modo sarà un bel vedere... Tu non ci capisci nulla, amico mio: altrimenti sapresti che l’azione ha in sé il suo premio. Fare, operare, opporsi agli eventi, vincerli, esserne vinto, sta qui tutta la gioia e la salute degli uomini.

— Anche cotesta è una maniera per stordirsi — brontolò l’altro.

— Sarà, ma io preferisco di stordirmi... Crepare per crepare, preferisco crepare di passione piuttosto che di noia.

Si misero a ridere tutt’e due, rammentandosi le vecchie dispute del collegio. Il Vallagnosc cominciò allora a dimostrare pacatamente la insulsaggine delle cose: nel continuo vantare la inerzia e il vuoto della sua vita, egli ci metteva un po’ di fanfaronata. Già, domani al Ministero si sarebbe annoiato come ci s’era annoiato oggi; in tre anni gli avevano dato un aumento di sei-


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