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il paradiso delle signore

forza di tenere stretto il suo segreto, e, nascondendo il capo nel guanciale mormorò:

— Gli voglio bene!

Paolina cascò dalle nuvole:

— Come! l’amate? Ma allora ci vuol poco; dite di sí.

Dionisia, col viso sempre nascosto, diceva di no, scotendo risolutamente la testa. E diceva di no, appunto perché gli voleva bene, senza riuscire a spiegarselo: ma sentiva a quel modo, e, per quanto capisse ch’era una cosa ridicola, non si poteva mica rifare.

La sorpresa dell’amica aumentava, e alla fine le domandò:

— Ma dunque lo fate per farvi sposare?

Dionisia si rizzò a un tratto, sossopra:

— Lui sposarmi! Oh, no, no! Vi giuro che non ci ho pensato mai!... No, non mi è mai nemmeno passato per la testa, e voi lo sapete se son capace di mentire!

— Dio santo! — rispose con dolcezza Paolina. — Se aveste voluto farvi sposare, non vi sareste condotta diversamente... O prima o poi bisogna che la finite, e non c’è che il matrimonio, una volta che vi ostinate cosí... Tutti, vedete, lo credono; già, credono che lo fate disperare per portarlo davanti al sindaco... Che ragazza curiosa siete voi!

E si dové mettere a consolare Dionisia, ch’era ricascata sul guanciale, singhiozzando e ripetendo che se ne voleva andare dacché l’accusavano di cose che lei non se l’era neppur sognate. Sicuro, quando un uomo ama una donna, la deve sposare: ma lei non voleva niente, non ci pen-


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