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zola

con la compassione d’un vecchio compagno, strinse le mani al Mouret, ripetendogli:

— Via, coraggio! che diavolo!... Sposatela e fatela finita!

Ma il Mouret si vergognava già di quella sua debolezza. Si alzò, e rispose subito:

— No, no! sarebbe una stupidaggine troppo grossa... Andiamo a fare il nostro giro per i magazzini. La va bene, non è vero? La giornata sarà magnifica.

Uscirono e cominciarono l’ispezione tra la folla. Il Bourdoncle gli dava di traverso delle occhiate, inquieto per quella ultima energia, studiando le sue labbra per sorprendervi le piú piccole contrazioni di dolore.

La vendita infuriava; l’edifizio ne tremava e sussultava come un bastimento lanciato a tutto vapore. Nella sezione di Dionisia si affollavano le mamme con un esercito di bambini e bambine sommersi sotto i vestiti che provavano. La sezione aveva messo in mostra quanta piú roba bianca aveva; e anche lí c’era, come dappertutto, un’orgia di bianco: di che vestire uno sciame di amorini freddolosi; paltoncini di panno bianco, vestitini di «picchè», di nansouck, di casimirra bianca, perfino uniformi da zuavi e marinai tutte bianche. In mezzo, per quanto ancora non fosse la stagione, erano stati disposti a ornamento i vestiti da prima comunione, gli scarpini di raso bianco, una fioritura leggiera che pareva un mazzo enorme d’innocenza e di candida estasi. La Bourdelais, davanti ai suoi bambini messi per ordine d’altezza, Maddalena, Edmondo, Luciano, s’arrabbiava con quest’ultimo, il più piccino, perché non stava fermo men-


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