Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/179

Da Wikisource.

— 175 —


tastica arguzia da piccolo giornalista, la induceva ad una di quelle improvvise intrinsichezze che la campagna autorizza.

Essa s’era subito fatta famigliare, allegrissima, ridestata a una nuova giovinezza, in compagnia di quel giovine, i cui motteggi chiassosi non le parevano compromettenti. Talvolta, quando per un attimo si trovavano soli dietro qualche cespuglio, i loro occhi si cercavano; s’arrestavano in mezzo ad una risata, improvvisamente serii, con lo sguardo cupo, come se si fossero indovinati ed intesi.

Il venerdì, alla colazione, bisognò aggitingere un’altra posata.

Il signor Teofilo Venot, Ja la vecchia signora ricordò d’aver invitato nello scorso inverno dai Muffat, era giunto: inarcava le spalle, ostentava una bonarietà da uomo senza importanza, fingendo non avvedersi della timorosa deferenza che gli veniva dimostrata. Quando più nessuno gli badò, mentre rosicchiava al dessert dei pezzi di zucchero, stette osservando Daghuenet che faceva passare delle fragole ad Estella, ed ascoltò Fauchery, un aneddoto del quale divertiva molto la contessa. Appena lo si guardava, sorrideva con fare tranquillo.

Dopo colazione, prese il braccio del conte e lo condusse nel parco. Era noto ch’egli conservava una grand’influenza su di questi, dopo la morte della madre di lui.

Strane voci correvano sul conto di questa padronanza esercitata in casa dall’antico procuratore. Fauchery, disturbato senza dubbio dal suo arrivo, spiegava a Giorgio ed a Daguenet lo fonti della sua ricchezza, una grossa lite di cui l’ave- o vano incaricato altra volta i Gesuiti, e, secondo lui, quel dabben uomo, un terribile signore, con quella sua faccia benigna e grassoccia, tuffava ora le mani in tutti gl’imbrogli del pretume. I due giovinotti ridevano perchè trovavano al vecchietto l’aria cretina. L’idea d’un Venot ignoto, d’un Venot gigantesco, rogando strumenti in nome del clero, sembrava ad essi una buffa immaginazione. Ma tacquero-quando il conte Muffat ricomparve sempre a braccio del dabben uomo, pallidissimo, gli occhi rossi, come avesse pianto.

— Avranno sicuramente parlato dell’inferno, sussurrò, beffardo Fauchery.