Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/152

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[p. 258 modifica] del levarmi. Le speranze e le illusioni ripigliano per pochi momenti un certo corpo, ed io chiamo quell’ora la gioventú della giornata, per questa similitudine che ha colla gioventú della vita. E anche riguardo alla stessa giornata, si suol sempre sperare di passarla meglio della precedente. E la sera, che ti trovi fallito di questa speranza e disingannato, si può chiamare la vecchiezza della giornata (4 luglio 1820). Vedi p. 193, capoverso 1.


*   L’ubbriachezza mette in fervore tutte le passioni, e rende l’uomo facile a tutte, all’ira, alla sensualità, ec. massime alle dominanti in ciascheduno. Cosí proporzionatamente il vigore del corpo. È famoso quello di [p. 259 modifica]S. Paolo, castigo corpus meum et in servitutem redigo. In fatti in un corpo debole non ha forza nessuna passione.


*   Altro è la forza altro la fecondità dell’immaginazione e l’una può stare senza l’altra. Forte era l’immaginazione di Omero e di Dante, feconda quella di Ovidio e dell’Ariosto. Cosa che bisogna ben distinguere quando si sente lodare un poeta o chicchessia per l’immaginazione. Quella facilmente rende l’uomo infelice per la profondità delle sensazioni, questa al contrario lo rallegra colla varietà e colla facilità di fermarsi sopra tutti gli oggetti e di abbandonarli, e conseguentemente colla copia delle distrazioni. E ne seguono diversissimi caratteri. Il primo grave, passionato, ordinariamente, ai nostri tempi, malinconico, profondo nel sentimento e nelle passioni, e tutto proprio a soffrir grandemente della vita; l’altro scherzevole, leggero, vagabondo, incostante nell’amore, bello spirito, incapace di forti e durevoli passioni e dolori d’animo, facile a consolarsi anche nelle piú grandi sventure ec. Riconoscete in questi due caratteri i verissimi ritratti di Dante e di Ovidio, e vedete come la differenza della loro poesia