Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/1983

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[p. 475 modifica] ec. Il bello delle quali arti, in grandissima parte, e piú di quello che si crede o si osserva, consiste nella scelta di tali o somiglianti sensazioni indefinite da imitare.

E questo è un bello che non entra punto nella teoria di quel bello o brutto che nasce dalla convenienza o sconvenienza e ch’io nego essere assoluto; [p. 476 modifica]sebbene neppur questo è assoluto, ma parte dipendente dalla natura dell’uomo, in quanto ella è tale e per le ragioni dette nella teoria del piacere, parte soggetto anch’esso all’assuefazione, alle circostanze ec. (24 ottobre 1821).


*   A quanto ho detto del nostro guai, venuto dal latino vae, aggiungi che in parecchi luoghi d’Italia si suol dire ghel o ghelo per ve lo (ghel dissi, ghelo dico) o gh’per v' (gh’ho messo per v’ho messo, cioè ho messo quivi) ec. Cosí mi par che usino massimamente i veneziani.