Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/259

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[p. 349 modifica] si può dire che nelle belle arti e poesia le dimostrazioni di entusiasmo d’immaginazione e di sensibilità sono il frutto immediato piuttosto della memoria dell’entusiasmo, che dello stesso entusiasmo, riguardo all’autore (2. Ottobre 1820). Laddove insomma l’opinione comune, che par vera a prima vista, considera l’entusiasmo come padre dell’invenzione e concezione e la calma come necessaria alla buona esecuzione; io dico che l’entusiasmo nuoce, o piuttosto impedisce affatto l’invenzione (la quale dev’essere determinata, e l’entusiasmo è lontanissimo da qualunque sorta di determinazione), e piuttosto giova all’esecuzione, riscaldando il poeta o l’artefice, avvivando il suo stile, e aiutandolo sommamente nella formazione, disposizione, ec. delle parti; le quali cose tutte facilmente riescon fredde e monotone quando l’autore ha perduto i primi sproni dell’originalità (3 ottobre 1820).


*   Hanno questo di proprio le opere di genio, che, quando anche rappresentino al vivo la nullità delle cose, quando anche dimostrino evidentemente e facciano sentire l’inevitabile infelicità della vita, quando anche esprimano le piú terribili disperazioni, tuttavia ad un’anima grande, che si trovi anche in uno stato di estremo abbattimento, disinganno, nullità, noia e scoraggimento della vita o nelle piú acerbe e mortifere disgrazie (sia che appartengano alle alte e forti passioni, sia a qualunque altra cosa), servono sempre di consolazione,