Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/2885

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[p. 55 modifica] quella forma, anche noi scriveremmo diversissimamente da quel che pronunzieremmo, come si può credere che allora avvenisse, se pur la pedanteria di quei tempi, o piuttosto i pedanti (perché di tutti non è credibile), non pronunziavano come scrivevano; vedi alcuni esempi nelle Lezioni sulle doti di una cólta favella dell’Abate Colombo, Parma, 1820, lez. III, p. 69-70 e il Comento di Pico Mirandolano sopra la Canzone d’amore di Girolamo Benivieni con essa Canzone ec., Venezia, 1522, dove si scrive sempre ad per a avanti consonante, anche seguendo il d, come ad dir (st. 1 della canz., v.6, a carte 41): advenire ec. Durò questo pessimo uso anche nei principii del cinquecento. Nel citato libro [p. 56 modifica]si scrive tabola per tavola, egloge per egloghe ec. ec., oltre philosopho, admirando, ad pena per appena ec. (3 luglio 1823).


*    Alla p. 2821. Altresí farebbe a questo proposito il verbo nicto is detto (se però mai fu detto, e vedi il Forcellini) per nicto as, (o nictor aris), il quale è verbo continuativo fatto dall’inusitato niveo, e dimostra sí l’antica esistenza di questo niveo, ch’é anche dimostrata dal suo composto conniveo, sí il participio o supino di quello e di questo, che ora ne manca, il quale anche