Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/2942

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[p. 91 modifica] giunge ad analizzare fino ad un certo segno la natura del sommo Essere? (vedi quello che ho detto altrove in questo proposito). La ragione dunque per se, e come ragione, non è impotente né debole, anzi, per facoltà di un ente finito, è potentissima; ma ella è dannosa, ella rende impotente colui che l’usa, e tanto piú quanto maggiore uso ei ne fa, e a proporzione che cresce il suo potere scema quello di chi l’esercita e la possiede, e piú ella si perfeziona, piú l’essere ragionante diviene imperfetto: ella rende piccoli e vili e da nulla tutti gli oggetti sopra i quali ella si esercita, annulla il grande, il bello, e per cosí dir la stessa esistenza, è vera madre e cagione del nulla, e le cose tanto piú impiccoliscono quanto ella cresce; e quanto è maggiore la sua esistenza in intensità e in estensione, tanto l’esser delle cose si scema e restringe ed accosta verso il nulla. Non diciamo che la ragione vede poco. In effetto la sua vista si stende quasi in infinito, ed è acutissima sopra ciascuno oggetto, ma essa vista ha questa proprietà, che lo spazio e gli oggetti le appariscono tanto piú piccoli quanto ella piú si stende [p. 92 modifica]