Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/367

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[p. 421 modifica] la rimembranza delle relazioni avute con lui, la novità che introduce nella vostra vita, vale a dire il troncamento di tutte quelle relazioni, e il dover considerare quella persona in un modo tutto diverso dal passato, cioè come morta, come incapace di essere amata o beneficata, di [p. 422 modifica]amare e beneficare ec. ec., tutte queste cose che si presentano in folla alla vostra mente vi cagionano una confusione, un imbarazzo, uno stupore tale, che voi, in luogo di considerare ciascuna parte della cosa, non ne considerate nessuna, non siete capace di valutare né l’estensione né la profondità né la natura della cosa, né di formarvene un concetto preciso, e restandovi solamente l’idea in genere e confusamente non siete capace di pensarvi, né vi pensate formalmente, non dirò perché non vogliate pensarvi, ma perché non sapete pensarvi. E quindi accade quella cosa osservatissima che le grandi mutazioni, sieno disgrazie, sieno fortune, al primo momento istupidiscono, e non è se non col tempo, che voi, considerandone ciascuna parte, ne cominciate a piangere o rallegrarvene separatamente. Giacché questo pure è notabile che l’atto del piangere o rallegrarsi ec., insomma l’espressione τοῦ πάθους cade sempre sopra una parte della cosa, non già sul tutto, perché l’anima non è capace di abbracciar questo tutto in uno stesso tempo. Per esempio, nel