<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3730&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20150925124522</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3730&oldid=-20150925124522
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3730 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 136modifica] studiati (fuor de’ tre grandi) e certo in assai minor numero noti ed editi, che oggidí, sicché gli scrittori del cinquecento o seicento non potessero conoscerne quello che noi non ne conosciamo, anzi assai meno di noi); né fossero prese dallo spagnuolo, ma proprie e native italiane, benché alle spagnuole conformi affatto, ed oggi antiquate tra noi e non nello spagnuolo. [p. 137modifica]Del resto, gli spagnuoli ancora, massime nel cinquecento e seicento, pigliarono dall’italiano moltissime voci e frasi ec. sí gli scrittori, sí l’uso del favellare spagnuolo (pel commercio scambievole sí delle due letterature sí delle due nazioni e insomma per le cause medesime che introdussero tanto spagnuolo nell’italiano). Or queste voci e frasi italiane stettero e in grandissima parte stanno ancora nello spagnuolo cosí naturalmente che nulla hanno del forestiero per se, e per chi non sappia che tali sono e non parvero né paiono (agli spagnuoli né agl’italiani né agli altri) adottive (com’erano e sono) ma naturali, secondo l’espressione dello Speroni in altro proposito (Dialoghi, p. 115).