Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/4212

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[p. 143 modifica] soggiunge (appresso Fozio, cod. 252, col. 1400, ed. greco-latina. Credo però che questa Vita si trovi stampata intera, e sarà in fronte alle opere di S. Gregorio): ᾽Αλλὰ γέρ πέντε καὶ ἑξήκοντα καὶ ἑκατὸν ἔτη οἱ τὴν ῥωμαίαν ρωνὴω ἀφιέντες τῆς ἐκ τῶν πὁνων αὐτοῦ ὠελείας μόνοι ἀπήλαυον. Ζαχαριας δὲ, ὃς τοῦ ἀποσλικοῦ ἀνδρὸς ἐξείνου χρόνοτς ὕστερον τοῖς εἰρημένοις κατέστη διάδοχος, τὴν ἐν τῇ ῥωμαϊκῇ μόνηͺ συγκλειομένην γνῶσιν καὶ ὠφέλειαν εἰς τὴν ᾽Ελλάδα γλῶσσαν ἐξαπλώσας, κοινὸν τὸ κὲρδος τῇ οἰκουμένηͺ πάθηͺ φιλανθρώπως ὲποιήσατυ. οὐ τους διαλόγους δὲ, καλουμένους μόνους, ἀλλὰ καὶ ἄλλους αὐτοῦ ἀξιολόυς πόνους ἐξελληνίσαι ἔργον ἔθετο. Ma per ispazio di centosessantacinque anni, solamente quelli che parlano latino godettero della utilità delle sue opere. Poi Zacaria, che in capo al detto spazio di tempo successe a quell’apostolico uomo (nel papato), trasportati in lingua greca i colui scritti, fece cortesemente comune a tutta [p. 144 modifica]la terra la notizia e la utilità di quelli, ristretta fino allora ai soli latini. E non solo i cosí detti dialoghi, ma prese anche a voltare in greco altri scritti del medesimo degni di considerazione. - Testimonianza insigne della universalità della lingua greca, eziandio ai tempi dello scrittore di questa vita, cioè, credo, nel sesto secolo, se costui fu contemporaneo o poco posteriore al detto Zaccaria papa (Bologna, 5 ottobre 1826).


*    Alla pagina qui dietro. Proclo nella Crestomazia, appresso lo stesso Fozio, cod. 239, init., col. 981, dice ὡς (che) αἱ αὐταί εἰσιν ἀρεταὶ λόγου καὶ ποιήματος (della prosa e del verso), παραλλάσσουσι δὲ (differiscono) ἐν τῷ μᾶλλον καὶ ἦττον nel più e nel meno. Lo Schotto: in eo, quod plus, minusve est (Bologna, 6 ottobre 1826).


*    Alla p. 4163. Phot., cod. 279, col. 1588, ex Helladii Besantinoi Chrestomathiis, ed. greco-latina, πᾶσα γὰρ πρόθεσις βραχυκαταληκτεῖν θέλει perocché ogni preposizione vuole (cioè dee) finire in sillaba breve. Vedi p. 4226.