Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/514

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[p. 36 modifica] che avea creduta e giudicata impossibile; dimentica e discrede quell’acerba verità che avea poste nella sua mente altissime radici; e il disinganno piú fermo, totale e ripetuto, e anche giornaliero, non resiste alle forze della natura che richiama gli errori e le speranze (16 gennaio 1821).


*    Da fanciulli, se una veduta, una campagna, una pittura, un suono ec., un racconto, una descrizione, una favola, un’immagine poetica, un sogno, ci piace e diletta, quel piacere e quel diletto è sempre vago e indefinito; l’idea che ci si desta è sempre indeterminata e senza limiti; ogni consolazione, ogni piacere, ogni aspettativa, ogni disegno, illusione ec. (quasi anche ogni concezione) di quell’età tien sempre all’infinito; e ci pasce e ci riempie l’anima indicibilmente, anche mediante i minimi oggetti. Da grandi, o siano piaceri e oggetti maggiori, o quei medesimi che ci allettavano da fanciulli, come una bella prospettiva, campagna, pittura ec., proveremo un piacere, ma non sarà piú simile in nessun modo all’infinito, o certo non sarà cosí intensamente, sensibilmente, durevolmente ed essenzialmente vago e indeterminato. Il piacere di quella sensazione si determina subito e si circoscrive: appena comprendiamo