Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/642

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[p. 108 modifica] lingua greca, sí ricca per ogni capo e segnatamente nelle materie filosofiche tanto familiari alla Grecia da lunghissimo tempo. E Platone inventava nuove parole e tali, che in quella stessa lingua, cosí pieghevole, e trattabile; cosí non solamente ricca, ma feconda; cosí avvezza alle novità delle parole; cosí facile, cosí suscettibile, [p. 109 modifica]cosí spontaneamente adattabile alla formazione di nuove voci, riuscivano strane, assurde e ridicole ai volgari, al comune, alla gente che considera l’effetto, cioè la novità della voce, e non pesa la cagione, cioè la novità delle cose, e delle speculazioni. Come τραπεζότης che noi possiamo dire mensalità, e κυαθότης calicità (non c’è di meglio per esprimere in italiano questa parola: cosí mi sono accertato). Vedi il Laerzio}} (in Diogene Cynico, I, 6. segm. 53) e il Menagio se ha nulla, e potrai anche riportare quel fatto che il Laerzio riferisce in proposito. Tanto le astrazioni ec. sono lontane dall’uso comune. E queste e altre tali parole le formava Platone, certo non piú lodato per la sapienza di quello che fosse per la purità ed eleganza della favella attica e dello stile e per tutti i pregi della eloquenza,