Poesie (Antonio di Guido)/X

Da Wikisource.
X. Canzona per Batista d'Alamanno Salviati

../IX ../XI IncludiIntestazione 19 settembre 2008 75% poesie

Antonio di Guido - Poesie (XV secolo)
X. Canzona per Batista d'Alamanno Salviati
IX XI


Canzona del detto Maestro Antonio; fecela per Batista d’Alamanno Salviati, mettendo el nome suo ne’ capoversi delle stanze.

 
Ben è filice questa nostra etade
dov’ha voluto in tutto la natura
mostrar della sué arte un propio segno.
Ben è filice quest’alma cittade,
5dentro alla qual è sì nobil figura,
che stancherebbe ogni divino ingegno.
Ben è quel terren degno,
che ’l bel corpo sostien di tal signore,
ond’esce uno splendore
10ch’aquila in vista riguardar non puollo.
Dunque el fronte d’Appollo,
vinto da forma sì leggiadra e bella,
convien che celi seco ogni altra stella.

Aggiunt’è questa gemma al caston d’oro
15d’ornatissimi pronti e be’ costumi,
anzi ne fu inventor suo magna altezza,
e col suo bel parlar dolce e sonoro,
ha ’l vigor d’arrestar e monti e fiumi,
attenti d’armonia di tal dolcezza.
20Che maggiore allegrezza
può aver chi vive che mirar quel viso,
lume del paradiso?
Languir de’ quello con amaro pianto,
che questo volto santo
25mirar non può con suo lampe serene,
come preciso d’ogni etterno bene.

Tant’alta degnità e tanta gloria,
tanta magnificenza e tanta pompa
non ebbe fino a oggi el senso umano;
30dunque questo è la nostra vittoria,
né tempo può venir che la ’nterrompa,
e ogni altro pensier sarebbe vano:
questo è quel don sovrano,
dato dal ciel per finire ogni fama;
35quest’è colui che chiama
a grolia singular tutti e mortali;
è un angiolo sanz’ali.
Mira chi questo pulcro oggetto vede,
e non è Alcibiade né Ganimede.

40Ipolito, Narciso o Ansalone,
Adonis, Pulidoro e ’l bel Patrodo,
di cui si dolfe Achille cordialmente,
han perso in tutto ogni reputazione,
e di lor grolia è spento el fero nodo,
45che sopra ogni altro fu già eminente,
per questo refulgente
miracol novo, degno e peregrino;
ché per ogni cammino
si scorge el nostro ben superlativo,
50magno, reale e divo
e regge in grolia tutto l’universo
qual fora sanza lui in caso averso.

Se la natura ogni suo ’ngegno e arte
mostrar volesse ’n formare un oggetto
55bel, sanza questo far nollo porria;
e non ch’ella agiugnesse a questa parte,
ma nolle reggerebbe lo ’ntelletto
a cogitare quel ch’ella fece pria,
e stanca a mezza via
60sare’ nel contemplar cosa sì degna,
che ’n sé regge la ’nsegna
del presente, preterito e futuro
onde si scerne puro
ch’è questo ben quanto ne regna al mondo:
65dunque esso è ’l primo, e non può aver secondo.

Tempo è omai a calar nostre vele
e di racôr le sarte, e surto in porto
istar, ché più cercar mestier non face,
con questo alto signor giusto e fedele,
70dov’è ogni mio ben, lume e conforto,
ogni tranquillità, riposo e pace,
al qual, quando a lui piace,
serrare può in un punto e ’l mondo e ’l cielo
e porre e tôrre il velo.
75Cela e risplende tanti raggi intorno,
ch’a mezza notte e giorno
fa bel parer colla suo viva luce;
ond’è che mi sto me’ sotto tal duce.

— Andrai, canzona, al più bel signore,
80che ’n tutto ’l mondo truovi, e ti gl’inchina
e digli: «A te mi raccomanda el tuo suggetto,
nobil, leggiadro ed egregio valore,
in tua signoria sola, alta e divina,
contento a quanto piace al tuo diletto;
85o tarpato angioletto,
ragion vol che amato sia chi ama!
Adunque a te richiama
questo tuo servo, o bello uccel fenice,
ché tu sol se’ che lo puo’ far filice».