Poesie (Eminescu)/XXVII. I pensieri del povero Dionisio

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XXVII. I pensieri del povero Dionisio

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Mihai Eminescu - Poesie (1927)
Traduzione dal rumeno di Ramiro Ortiz (1927)
XXVII. I pensieri del povero Dionisio
XXVI. Mortua est XXVIII. Il paggio Cupido
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XXVII.

I PENSIERI DEL POVERO DIONISIO.


Ahimè, boccale panciuto, solo per candeliere ora sei buono;
la candela fungosa stridendo brucia il suo sego,
or va’ e ispirati in questa miseria, o poeta!
Non ho più denari in tasca da un secolo, vino non ne ho più da un mese.

5Il mio regno per una cicca! ch’io popoli di chimere
le nuvolette di neve!... Ma sì! stridono i cardini della finestra al vento,
nel solaio miagolano i gatti, i tacchini han la cresta violetta
e a passi melanconici passeggiano nell’orto!

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Brr, che freddo!... vedo il mio respiro, e il berretto di pelle
10l'ho tirato sugli orecchi. Quanto ai gomiti non ci penso,
Fo come lo zingaro che passa il dito attraverso il graticcio
della capanna e cerca impietosire il freddo!

Perchè, Signore, non sono un sorcio? Egli ha la sua pelliccia,
mangerei i miei libri e me n’infischierei del freddo!
15Un boccone d’Omero mi parrebbe prelibato,
il buco nella parete mi sarebbe palazzo, e moglie l’icona.

Le pareti son piene di polvere, ragnateli pendon dal soffitto,
e le cimici vanno a processione, ch’è un piacere a vederle.
Emigrano dal pagliericcio a brandelli, chè dalla mia povera pelle
20neppur han più che succhiare. In una fila lunga un metro

sono uscite a passeggio. Che gentil riunione!
Quella cimice anziana solennemente incede con gravità,
e quell’altra le fa da cavaliere. È focosa! Non parla per caso in francese?
Quell’altra, a cui la folla fa cerchio, è una ragazza romantica....

25Brrr! sento freddo. Guarda come se la passeggia una pulce
sulla mia mano! Ora metto un dito in bocca e la prendo.
No! perchè, poverina? Ospite di una donna, sarebbe — affé mia — morta da un pezzo;
ma a me cosa può importare, povero essere, di schiacciarti?

E il gatto fa le fusa sul camino da quel gran filosofo ch’egli è.
30Orsù, micio, accostati. Facciam quattro chiacchiere, unico amico mio!
Se ci fosse al mondo un regno di gatte, giuro a Dio che te ne farei pascià,
perchè gustassi anche tu, poverino, le delizie del mondo.

A che mai penserà il furbacchione, che se ne sta raggomitolato e fa le fusa?
quali dolci idee s’affacciano alla sua gattesca fantasia?
35Forse una dama dal bianco mantello coll’amor suo l’invita,
e gli ha dato rendez-vous nella rimessa, o nella soffitta in rovina?

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Se al mondo non ci fosser che gatte, sarei sempre un poeta?
Certo che sì, e miagolando in odi elevate, tragicamente miagolando,
tutto il giorno me ne starei steso al sole alla posta di code di sorci,
e la notte in soffitta, o sul tetto farei il cascamorto alla luna!

S’io fossi un filosofo (la mia sensibilità in questo caso sarebbe ridotta al lumicino!)
all’Università Popolare spezzerei una lancia per l’Ideale,
e alla gioventù generosa, alle signorine in fregola
vorrei mostrare come il mondo non sia che un immenso sogno gattesco.

45O se là, nel tempio, fossi prete, che s’inginocchia all’Essere
che a propria immagine ha creato il popolo gattesco,
griderei: «Gattità, gattità.... povera te,
guai all’anima tua, gattità che non serbi la quaresima!

Ohibò! ci son dunque tra voi dei gatti che non credono in Dio?
50Non vedete che superbo destino la Mente sovrumana
squaderna davanti agli occhi della cieca gattità?
Ohibò, non temete voi l’inferno e i suoi spiriti malefici: i pipistrelli?

Anatema sit! Vi sputi in faccia ogni gatto perbene!
Non vedete quali meraviglie si rivelino in ciascuno di voi?
55O gatti senza religione! Chi a graffiar vi ha dato gli ugnelli
e i mustacchi a far le fusa? O vorreste toccar Dio colla zampa?»

Ma.... guarda che nel boccale si spegne il mozzicon di candela!
Vecchio mio, vattene a letto, non vedi che s’è fatto scuro?
Andiamo a sognar favori, topi e denaro: tu nella cesta,
60io nel letto. Potessi almeno dormire! O sonno riposo dell’anima,

oh distendi sul mio povero essere la tua muta armonia!
Vieni, o sonno, o.... vieni o Morte! Per me l’una vai l’altro.
Che io seguiti oppur no a divertirmi coi gatti, colle pulci e colla luna
è forse cosa che possa importare a qualcuno? Poesia? Miseria!