Poesie (Fantoni)/Scherzi/XXX. Il solletico

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XXX. Il solletico

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Scherzi - XXIX. A Palmiro Cidonio Scherzi - XXXI. Ad una vecchia
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XXX

Il solletico

     Fille, il solletico
è un dio lascivo,
nato da un tremulo
moto furtivo,

     5che lambe ed agita
le lusinghiere
fibre, che all’anima
son messaggere.

     Mille la insidiano
10diversi oggetti,
né sa qual scegliere
di tanti affetti.

     Indarno scuotesi:
finché improvviso
15non scherza facile
sul volto il riso;

     e allor ricercano,
con dolce ardore,
nascenti palpiti
20le vie del cuore.

     Quel dìche, o Fillide,
tua bianca destra,
di versi teneri
dotta maestra,

     25dal sonno scossemi,
ahi qual diletto,
soave spasimo,
provai nel petto!

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     Vidi in quel turgido,
30aprendo i lumi,
seno la candida
sede dei numi;

     in quei ceruli,
occhi languenti
35un pegno amabile
de’ miei contenti.

     Che uguale ardevaci
foco mi accorsi,
e il ciglio pavido
40fremente io tòrsi.

     La man stringevati;
tu, al suol rivolto,
di vivo minio
tingevi il volto;

     45ma dalle lucide
pupille erranti
mille pendevano
lusinghe amanti,

     e su le rosee,
50labbra vivaci
pargoleggiavano
gl’inviti e i baci.

     Non io da pallido,
curvo censore
55appresi i rigidi
dommi d’amore;

     ma, sovra il margine
del greco fonte,
dallo scherzevole
60Anacreonte.

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     Cedetti al tacito,
beato invito,
baciando il querulo
labbro, smarrito.

     65Il fiato instabile,
che errava intorno,
scosso fra i vortici,
fe’ in sen ritorno:

     le Grazie risero,
70rise l’eletta
schiera de’ Genii,
per la diletta.

     I Vezzi ascosero,
coi vanni neri,
75i consapevoli,
molli misteri.

     Le Gioie languide
le rugiadose
membra curvarono,
80sparse di rose;

     e i cigni trassero
in altra parte
la dea, che in braccio
corse di Marte.