Primo vere/Idillii selvaggi/Initium

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Come son dolci, o Nemesi, i raggi de ’l sol di settembre!
Piovon su’ nostri giovini
volti si come baci di un dio, ed a ’l sangue tepori
suavi ed a’ bei grappoli

5tinte rubenti dànno. Non senti per l’aria fluire
le inebrianti ambrosie,
segno de ’l nume, o Nemesi? o Nemesi bianca, da’ neri
capelli, da’ nerissimi

occhi, o simile ad Ebe!… S’arrampican lente pe’ colli
10le vigne con le flèssili
braccia, lussurïando a la luce; di sopra ampio ride
il ciel di lapislazuli;

di sotto, ne la valle, gli agricoli validi urgendo,
van molte coppie candide
15di bovi, e a ’l sole rubano vive scintille gli aratri,
e sale su da l’umide

glebe smosse un odore di salvia co’ fumi lïevi,
e qua e là con ultima
pompa gli alberi cantan la gamma de ’l verde sonora.
20Che divino silenzio

suasor di piacere!… Vogliamo le tempia pulsanti
di pampini ricingerci
e inïziar la festa selvaggia de ’l padre Lieo
con un amplesso, o Nemesi?