Quando il cieco desir per maggior pena
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Questo testo fa parte della raccolta Opere (Lorenzo de' Medici)/III. Rime
xciv
[I lunghi giorni degli affanni amorosi.]
Quando il cieco desir per maggior pena
numera l’ore or lunghe e giá sí corte,
come serpe da rota oppressa a sorte
muove e non segue la snodata schiena;
cosí tardo il carro aureo Febo mena,
nel qual par seco invidioso porte
degli amari desir la dolce morte
e ’l fin del mio sperar che tanto pena.
Né nuovo pensier dolce il core ammette,
né gli occhi molli alcun suave oblio,
onde si spinga piú veloce il sole;
e quel che piú nello aspettar mi duole,
è che Febo, or sí tardo, mi promette
rapido poi portarne ogni ben mio.