Rime (Andreini)/Sonetto LXXII

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Sonetto LXXII

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Sonetto LXXI Madrigale XXVIII

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SONETTO LXXII.


 

A
Mor tù pur hai l’arco, e la faretra,

Perche ti mostri al saettar sì tardo?
     Aventa Amore il tuo possente dardo,
     Spezza l’aspro rigor di questa pietra.
Ahi che tanta mia doglia non impetra
     Da que’ begli occhi un men superbo sguardo;
     E di lor viva fiamma io pur tutt’ardo,
     Egli se ’l vede e non però si spetra.
Si spetri l’empio, ò me con gli occhi suoi,
     C’han pur forza di farlo, homai trasforme
     Per minor mio tormento in selce dura.
Quindi immobile fatta non più l’orme
     Seguirò di chi fugge; onde secura
     Fia pur l’Anima mia da’ colpi tuoi.