Rime (Berni)/II. Capitolo a suo compare a messer Antonio da Bibbiena

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II. Capitolo a suo compare a messer Antonio da Bibbiena

../I. Canzon d'un saio a messer Antonio Dovizi da Bibbiena ../III. Sonetto delle puttane IncludiIntestazione 19 settembre 2008 75% letteratura

Francesco Berni - Rime (XVI secolo)
II. Capitolo a suo compare a messer Antonio da Bibbiena
I. Canzon d'un saio a messer Antonio Dovizi da Bibbiena III. Sonetto delle puttane


Se voi andate drieto a questa vita,
compar, voi mangierete poco pane
3e farete una trista riuscita.

Seguitar dì e notte le puttane,
giucar tre ore a’ billi et alla palla,
6a dir il ver, son cose troppo strane.

Voi dite poi che vi duol una spalla
e che credete aver il mal franzese:
9almen venisse il cancaro alla falla.

Ben mi disse già un che se ne intese
che voi mandaste via quell’uom da bene
12per poter meglio scorrere il paese.

O veramente matto da catene!
Perdonatemi voi, per discrezione,
15s’io dico più che non mi si conviene:

io ve lo dico per affezïone,
per... non so s’io più dica fame o sete
18ch’io tengo della vostra salvazione.

Che fate voi de’ paggi che tenete,
voi altri gran maestri, e de’ ragazzi,
21se ne’ bisogni non ve ne valete?

Riniego Dio se voi non siate pazzi,
che lassate la vita per andare
24drieto ad una puttana che vi amazzi.

Forsi che voi v’avete da guardare
che la gente non sappia i fatti vostri
27e siavi drieto a l’uscio ad ascoltare?

O che colei ad un tratto vi mostri
in su ’l più bello un palmo di novella,
30da far ispaventar le furie e i mostri,

e poi vi cavi di dito l’anella
e chieggiavi la veste e la catena
33e vôtivi ad un tratto la scarsella?

Forsi che non avete a dar la cena
e profumar il letto e le lenzuola
36e dormir poi con lei per maggior pena?

E perché la signora non sia sola,
anzi si tenga bene intertenuta,
39star tre ore appiccato per la gola?

O vergogna de gli uomini fottuta,
dormir con una donna tutta notte,
42che non ha membro adosso che non puta!

Poi pianga e dica le rene son rotte
e che ha perduto il gusto e l’appetito
45e gran mercé a lui s’egli la fotte.

Ringrazio Dio ch’i’ ho preso partito
che le non mi daranno troppo noia,
48insino a tanto ch’io ne sia pentito.

Prima mi lassarò cascar di foia
che già consenta che si dica mai
51che una puttana sia cagion ch’io moia.

Io ne ho veduto sperïenza assai
e quanto vivo più tanto più imparo,
54facendomi dottor per gli altrui guai.

Or per tornare a voi, compar mio caro,
et a’ disordinacci che voi fate,
57guardate pur che non vi costi caro.

Io vi ricordo che gli è or di state
e che non si può far delle pazzie
60che si faceano le stagion passate.

Quando e’ vi vengon quelle fantasie
di cavalcar a casa Michelino,
63sianvi raccomandate le badie.

Attenetevi al vostro ragazzino,
che finalmente è men pericoloso
66e non domanda altrui né pan né vino.

Il dì statevi in pace et in riposo;
non giucate alla palla dopo pasto,
69che vi farà lo stomaco acetoso.

Così, vivendo voi quïeto e casto,
andrete ritto ritto in paradiso
72e trovarete l’uscio andando al tasto.

Abbiate sopra tutto per avviso,
se voi avete voglia di star sano,
75di non guardar le donne troppo in viso;

datevi inanzi a lavorar di mano.