Rime varie (Alfieri, 1912)/L'America libera, odi/Ode terza

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L'America libera, odi - Ode terza

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XXXIV.1

Ode terza.

Parla del signore de La Fayette.

I.

O degna inver non di mia muta2 cetra,
Ma di quella canora3
Che risuonar fea la Tebane spiagge
Di laudi, onde ne avvien ch’uom mai non mora
Ai regnator dell’etra
6Fatto simíle: o tu, degna in piú sagge4
Etadi e in men selvagge
Parti fiorir, gentil straniera pianta:5

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Di qual piaggia del ciel scendea rugiada,
Aura di qual contrada
11Movea spirando in te virtú cotanta,
Che niun’altra si vanta
Nella sua età matura
Di frutti quai tu nell’acerba desti? —
Libero cor cui piú il divieto indura;6
Giovin, schiavo, signor, Gallo fia questi?

II.


Non è, non è. Nobile ardente spirto
D’alto Latino o Greco7
Viene a informar le ben tornite membra:8
Che aver gode virtú beltà con seco;
E l’amoroso mirto
6Al sanguinoso allòr disdir non sembra,
Chi Alcibiade rimembra.9
Ecco, di tromba americana al primo
Squillo, l’audace giovinetto io veggio
In se non trovar seggio;
11E sossopra voltar da sommo ad imo10
Tutto di corte il limo,11
Perché gli sia concesso
Scelti colà portar Franchi guerrieri
Dove ode torto a libertà sí espresso12
Farsi: e soldar vuol ei suoi campion feri.

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III.


Ma il Cristian Re13 matura in se peranco
Non ha quella cortese
Voglia, cui poscia accelerò lo certa
Evidenza che in pro14 fian l’armi spese...
«Che cerchi tu? Pria manco
6«L’onde verranno al mar; pria i fiumi all’erta
«Vedrai tornar; che aperta
«A magnanima, pura, alta pietade
«L’alma d’un Re. Che fai? lascia le ingrate15
«Rive contaminate
11«Di Senna, ove non è chi a libertade
«Sgombrasse mai le strade:
«Va’ solo, va’: tuo braccio
«Fia per se piú gradito e saldo aiuto,
«Che mercenaria gente vil che ghiaccio
«S’avría nel cor d’ogni alto senso muto».16

IV.


Né fia che invan con questi detti inspiri,
O Dea di Sparta sola,17
Sdegno nel petto al tuo figliuol novello.
T’intende ei, sí: già piú non fa parola:
Fuor de’ sozzi raggiri
6Del procelloso aulico18 turbin fello
Già già si scaglia. Oh bello
Desío di gloria e di verace lode!
Già dalla dolce sposa, a cui di fresca
Pania d’amor lo invesca19
11Somma beltà cui castità fa prode
(Coppia che raro s’ode),
Si stacca intrepid’egli;

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E con gli ultimi baci il pianto sugge.
Tu di morir pria che lasciarlo scegli,
Sposa amante: ma invan; ch’ei già ti sfugge.

V.


Che piangi or tu? Vedi che Gloria il mena
Per raggiante sentiero,
In cui fra’ vostri20 ei primo impresse ha l’orme.
In atto pria di semplice guerriero
Vedil, s’ei piglia lena;
6Se nel difender libertà mai dorme;
Se morti in mille forme
Dal tagliente suo acciar non escon mille:
Vedi inarcar per alta maraviglia
L’American le ciglia,
11Ch’uom, non libero nato, in cor scintille
Nutra, da cui sfaville
Di patrio amor cotanto,21
Che sí tra lor non n’ha qual piú sen crede.
Sposa, deh cangia il lagrimare in canto,
Che or mal sul ciglio tuo lagrima siede!22

VI.


Vedil da sua virtú23 poi fatto duce,
Come all’ardir prudenza
Accoppia, e ai duci suoi d’età piú gravi
Liberamente ei presta obbedïenza;
Come ad amarlo induce24
6Non che il nemico anco qual uom piú aggravi
L’invidia, coi soavi
Nobili suoi non pria veduti modi.
Vedi alfin, vedi, or che l’aurato giglio
Là con miglior consiglio
11A guerreggiar condotto ha stuol di prodi,
S’è chi quant’ei si lodi.25

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Là fra i perigli il lascia:
A Marte caro e a Libertade, il nome
Eterno avrà, pur che alla infame ambascia
Non rieda ei mai di cortigiane some.26


Note

  1. Questa terza ode fu composta tutta nel decembre del 1781. — Gilberto Motier de Lafayette nacque di nobile famiglia nel 1757 e a vent’anni s’imbarcò sopra una nave armata a sue spese per recare l’aiuto del proprio braccio agli insorti americani; presentatosi al campo, a differenza di altri Francesi che, in cambio dell’opera loro, chiedevano grosse paghe, rifiutò ogni stipendio e chiese di servire come semplice soldato, ma in breve divenne maggior generale. Entrò in relazione col Washington, del quale fu in appresso intimo amico, si segnalò in piú combattimenti, e, carico di gloria, tornò in Francia, ove l’attendeva la grande prova della Rivoluzione. Qual parte egli vi avesse, non è ufficio nostro di raccontare e, tanto meno, di giudicare.
  2. 1. Per muta deve intendersi povera di suoni.
  3. 2. Questa cetra canora è quella di Pindaro, nato a Cinocefale, presso Tebe, il 522 a. C.
  4. 5-6. Orazio (Odi, I, 1):
    Metaque fervidis
    Evitata rotis, palmaque nobilis
    Terrarum dominos evehit ad deos...
  5. 7-8. Degna (l’aggettivo è riferito al nome pianta del verso ottavo) di nascere in età piú propizia alla virtú, in terra meno abbrutita dal servaggio.... — Gentil straniera pianta: il Parini, nell’Educazione:
    O pianta di buon seme,
    Al suolo, al cielo amica....
  6. 9-15. Piaggia, regione, parte. Tutto il pensiero di questi versi richiama un po’ al sonetto del Petrarca In qual parte del cielo, in quale idea...Il divieto: «Avutesi le novelle della sconfitta di Cesarea, e parendo a quei di non che pericolante, disperata la fortuna della repubblica [i commissarii americani] con onesta sincerità dal suo proposito il dissuadevano. Aggiunsero, ch’erano delle cose loro rimasti cosí bassi per le infelici novelle, che non erano valevoli a noleggiar una nave, la quale il potesse in America trasportare... La Corte di Francia, o che facesse le viste per non ingelosir l’Inghiterra, o che questo fosse in vero l’intendimento di lei d’impedir quest’andata, ordinava a Lafayette non istesse a partire. Dicesi, mandasse anche navi a posta per intraprenderlo nelle acque delle Antille» (Botta, op. cit., III, 103 e seg.).
  7. II. 2. Di qualche grande personaggio latino o greco.
  8. 3. Le ben tornite membra: tutti gli storici ricordano la straordinaria bellezza della persona e dei lineamenti del Lafayette.
  9. 7. Il paragone, per quanto si sa di Alcibiade, non è dei piú atti ad esaltare la virtú del Lafayette.
  10. 8-11. Non trovar seggio, non trovar posa: il Tasso (Ger. lib., I, 59) di Rinaldo:
    Sempre ei fu con ella [con Matilde]
    Sin che invaghí la giovinetta mente
    La tromba che s’udia da l’Orïente.
  11. 12. Il limo, il fango.
  12. 15. Espresso, manifesto.
  13. III. 1. Il re cristiano era quello di Francia, come il cattolico era quello di Spagna.
  14. 4. In pro, in suo vantaggio. Solo al finire del 1777 dopo la presa di Saratoga, fu concluso, principalmente per opera del Franklin, il trattato di alleanza tra gli S. U. e la Francia, la quale riconosceva la loro indipendenza e prometteva di aiutarli con tutte le forze nella guerra intrapresa.
  15. 5-9. Simili espressioni abbiamo già trovato nel sonetto: Cessar io mai d’amarti? Ah pria nel cielo....All’erta, alla salita.
  16. 16. Muto, privo.
  17. IV. 2. O Libertà.
  18. 6. Aulico, cortigianesco.
  19. 10-16. Sedicenne appena, il Lafayette aveva sposato la signorina di Noailles che, scrive il Botta, «garzonissima era»! — La castità – vuol dire l’A. – fa prode, fa vantaggio, rende piú pregevole la somma bellezza della Signora Lafayette; e rare volte avviene che castità e bellezza si uniscano nella stessa persona.
  20. V. 3. Fra’ vostri, tra’ Francesi.
  21. 12.... da cui sfaville Di patrio amor cotanto, da cui sgorghi sí grande amor patrio: Var.:
    Sposa, deh cangia in allegrezza il pianto.
  22. 16. Che ora a te si disdicono le lacrime.
  23. VI. 1. Da sua virtú, per la sua virtú.
  24. 5. Come ad amarlo induce: il soggetto sottinteso è il Lafayette.
  25. 12. Se vi è nessuno che sia lodato quanto lui.
  26. 15-16. Pur ch’egli non ritorni piú a provare i dolori che un uomo libero come lui deve necessariamente provare vivendo nella Corte.