Rime varie (Alfieri, 1912)/XIII. Vestirà d'or innanzi sempre di nero

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XIII. Vestirà d'or innanzi sempre di nero

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XIII. Vestirà d'or innanzi sempre di nero
XII. Non è possibile dire che cosa sia l'anima XIV. Si duole perché non può andar dalla sua donna

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XIII [xxxi].1

Vestirà d’or innanzi sempre di nero.

Negri panni, che sete ognor di lutto,2
O vero o finto, appo ad ogni altri insegna;

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Io per sempre vi assumo oggi che degna
4Libertà vera ho compra al fin del tutto.
Rotti ho i ceppi in cui nacqui: a ciglio asciutto,
Gli agi paterni dono, e in un la indegna
Lor servitú, che a star tremante insegna,
8E a non côr mai d’alto intelletto il frutto.3
L’ostro,4 l’infamia, i falsi onori, e l’oro,
Abbian quei tanti, in cui viltade è innata,
11Pregio il servire, il non pensar, decoro.
Io per me, sorte stimo assai beata
Non conoscer né ambire altro tesoro,
14Che fama eterna col sudor mercata.5


Note

  1. * Questo sonetto fu composto nel marzo del 1778: all’anno 1801 dell’Aut. l’A. ci fa sapere che era sua costante abitudine vestire di nero; all’anno 1778 dice al contrario che usava l’abito nero andando la sera in società, e che di giorno vestiva di «turchinaccio»: non bisogna dunque intendere ciò ch’egli dice nel presente sonetto in un significato troppo assoluto.
  2. 1-4. Ora cioè che, come l’A. scrive nell’Aut., mi sono spiemontizzato: non a caso è usato qui il participio «compra» perché il Poeta ruppe i suoi legami col Piemonte a caro prezzo, cedendo, voglio dire, alla sorella Giulia di Cumiana gran parte del capitale e per sé ritenendo una pensione vitalizia (Vegg. intorno a ciò il cap. VII dell’Aut., e il cap. La donazione della cit. op. di Em. Bertana).
  3. 8. Vigeva al tempo dell’A. una legge in Piemonte, secondo la quale era proibito «a chicchessia di fare stampar libri o altri scritti fuori dello Stato, senza licenza de’ revisori, sotto pena di scudi sessanta, od altra maggiore, ed eziandio corporale, se cosí esigesse qualche circostanza per un pubblico esempio». Ora l’A. aveva nel ’78 «distesa la Virginia con quella dovuta libertà e forza che richiedeva il soggetto: aveva steso il libro della Tirannide come se fosse nato e domiciliato in paese di giusta e verace libertà»: quindi si trovava nel caso o di dover rinunciare perpetuamente alla pubblicazione di tali opere o di sciogliersi da ogni legame economico col nativo Piemonte; dopo maturo esame, si deliberò per questo secondo partito, tanto piú che lo chiamavano in Toscana i begli occhi della Contessa d’Albany.
  4. 9. L’ostro, la porpora.
  5. 14. Mercata, guadagnata. Che l’A. aspirasse a fama eterna con la sua opera letteraria e civile risulta evidente da infiniti passi del Canzoniere.