Sulla origine delle specie per elezione naturale, ovvero conservazione delle razze perfezionate nella lotta per l'esistenza/Capo XIV/Natura delle affinità che collegano insieme gli esseri organici

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Capo XIV

Natura delle affinità che collegano insieme gli esseri organici

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I discendenti modificati delle specie dominanti, che appartengono ai generi più ricchi, avendo la tendenza di ereditare quei vantaggi che rendono vasti i gruppi delle medesime e che rendono dominanti i loro parenti, sono quasi certi di diffondersi ampiamente e di occupare dei luoghi sempre più vasti nell’economia della natura. I gruppi più estesi e più dominanti d’ogni classe tenderanno quindi ad aumentare ulteriormente: e per conseguenza, soppianteranno molti gruppi più piccoli e più deboli. Così possiamo dare la spiegazione del fatto, che tutti gli organismi, recenti ed estinti, sono compresi in pochi ordini grandi e sotto un numero di classi anche minore, e infine in un solo grande sistema naturale. A provare quanto sia piccolo il numero dei gruppi più elevati e come siano ampiamente sparsi per tutto il mondo, abbiamo il fatto rimarchevole che la scoperta dell’Australia non aggiunse un solo insetto che spettasse ad una classe nuova; e che nel regno vegetale, come imparai dal dott. Hooker, si aggiunsero soltanto due o tre famiglie poco estese.

Nel capo della Successione geologica ho voluto dimostrare, appoggiandomi al principio che ogni gruppo si fa generalmente assai divergente nel suo carattere, durante il processo di modificazione lungamente continuato, da che cosa provenga che le più antiche forme di vita presentano spesso dei caratteri in qualche lieve grado intermedi fra i gruppi esistenti. Una piccola quantità di forme primitive, antiche ed intermedie, essendo stata trasmessa fino all’epoca attuale occasionalmente, ci darà i così detti gruppi oscillanti od aberranti. Quanto più aberrante è una data forma, tanto maggiore deve essere il numero delle forme intermedie di collegamento, le quali, secondo la mia teoria, furono esterminate e perdute completamente. Abbiamo qualche prova che le forme aberranti hanno sofferto gravemente gli effetti della estinzione, perchè esse sono generalmente rappresentate da pochissime specie, e queste specie sono in generale molto distinte fra loro, il che suppone che l’estinzione di altre forme sia avvenuta. I generi ornitorinco e lepidosirena, per esempio, non sarebbero meno aberranti, se ognuno di essi fosse rappresentato da una dozzina di specie invece di una sola; ma questa abbondanza di specie, come ho trovato dopo alcune investigazioni, non si trova comunemente nei generi aberranti. Io credo che possiamo dar ragione di questo fatto solo col riguardare le forme aberranti come gruppi in decadenza, conquistati da competitori più fortunati, dei quali solo pochi membri furono conservati, per qualche coincidenza straordinaria di circostanze favorevoli.

Il Waterhouse ha osservato che, quando un individuo appartenente ad un gruppo di animali offre qualche affinità con un gruppo affatto distinto, quest’affinità in molti casi è generale, anzichè speciale; così, secondo Waterhouse, il Bizcacha è, fra tutti i roditori, il più affine ai marsupiali; ma nei punti in cui si avvicina a quest’ordine le sue relazioni sono generali e non già connesse a qualche data specie di marsupiali piuttosto che ad un’altra. Siccome i punti di affinità del Bizcacha coi marsupiali si credono reali e non di semplice adattamento, essi debbonsi attribuire, secondo la mia teoria, all’eredità comune. Perciò fa d’uopo supporre o che tutti i roditori, compreso il Bizcacha, si siano diramati da qualche marsupiale molto antico, che avrà posseduto un carattere molto antico in qualche grado intermedio, riguardo a tutti i marsupiali esistenti; oppure che i roditori e i marsupiali siano derivati da un progenitore comune e che questi due gruppi fossero poi soggetti a molte modificazioni in direzioni divergenti. In ambe le ipotesi possiamo ritenere che il Bizcacha ha conservato per l’eredità maggiori rassomiglianze al carattere dell’antico progenitore che gli altri roditori; e perciò non avrà speciali rapporti con ciascuno dei marsupiali esistenti, ma indirettamente con tutti o quasi tutti i marsupiali stessi, avendo in parte serbato il carattere del loro progenitore comune o di un antico individuo del gruppo. D’altra parte di tutti i marsupiali, come fu notato dal Waterhouse, il Phascolomys ha una rassomiglianza più stretta non ad una data specie, ma a tutto l’ordine generale dei roditori. In tal caso però può nascere il sospetto che la rassomiglianza sia semplicemente analogica, e dipenda dall’essersi il Phascolomys adattato ad abitudini consimili a quelle di un roditore. Il vecchio De Candolle ha fatto delle osservazioni quasi simili sulla natura generale delle affinità di famiglie distinte di piante.

Partendo dal principio della moltiplicazione e della graduale divergenza nei caratteri delle specie derivanti da un parente comune, mentre esse conservano per eredità alcuni caratteri in comune, possiamo giungere a spiegare le affinità eccessivamente complesse e divergenti, per mezzo delle quali tutti i membri di una stessa famiglia, o di un gruppo più elevato, sono collegati insieme. Perchè il parente comune di un’intera famiglia di specie, ora spezzata per la estinzione in gruppi e sotto-gruppi, avrà trasmesso alcuni de’ suoi caratteri, modificati in vari modi e in diversi gradi a tutti; e le varie specie saranno per conseguenza collegate l’una coll’altra per mezzo di linee tortuose di affinità, linee di varia lunghezza (come può vedersi nel diagramma sì di sovente da noi citato), le quali risalgono passando per mezzo ai molti predecessori. Come riesce difficile dimostrare la parentela esistente fra la numerosa progenie di un’antica e nobile famiglia, anche coll’aiuto di un albero genealogico, ed è quasi impossibile farlo senza questa scorta: ne possiamo dedurre l’immensa difficoltà che i naturalisti incontrano, nel descrivere, senza l’aiuto di un diagramma, le varie affinità che essi riscontrano fra i molti membri viventi ed estinti di una stessa grande classe naturale.

Abbiamo veduto nel capo quarto che l’estinzione ebbe una parte importante nel definire ed estendere gli intervalli fra i diversi gruppi d’ogni classe. Così noi possiamo spiegare la separazione esistente fra certe classi, per esempio, quella che si osserva fra gli uccelli e tutti gli altri animali vertebrati, - colla ipotesi che si sono perdute interamente molte antiche forme di vita, le quali servivano anticamente a collegare i primi progenitori degli uccelli con quelli delle altre classi dei vertebrati. Sembra che l’estinzione sia stata meno completa fra le forme di vita che rannodavano una volta i pesci coi batraci; e sarà stata anche più ristretta in certe altre classi, come in quella dei crostacei, perchè le forme più diverse vi sono ancora legate insieme da una catena di affinità lunga, sebbene discontinua. La estinzione ha separato i gruppi: essa non li ha formati; perchè se ogni forma che un giorno esistette sulla terra fosse improvvisamente ricomparsa, quantunque sarebbe stato affatto impossibile il dare definizioni per le quali ogni gruppo potesse distinguersi dagli altri gruppi, mentre si confonderebbero insieme per gradazioni tanto minute, quanto lo sono quelle che vediamo fra le varietà esistenti, ciò nonostante potrebbe farsi una classificazione naturale o almeno una disposizione naturale. Sarà facile dimostrarlo avendo sott’occhio il diagramma. Le lettere da A ad L possono rappresentare undici generi siluriani, dei quali alcuni produssero vasti gruppi di discendenti modificati; ogni forma intermedia fra questi undici generi e il loro parente primordiale, e così ogni legame intermedio in ogni ramo e sotto-ramo dei loro discendenti, può supporsi ancora vivente; e può ammettersi che tali legami siano tanto insensibili come quelli che troviamo tra le varietà più strette. In tal caso sarebbe affatto impossibile il dare qualunque definizione, con cui potessero distinguersi i vari membri dei diversi gruppi dai loro parenti più immediati; oppure questi parenti dal loro antico ed ignoto progenitore. Tuttavia la disposizione naturale del diagramma sarebbe ancora giusta; e tutte le forme derivanti da A o da I dovrebbero, pel principio di eredità, avere qualche cosa di comune. In un albero possiamo specificare questo o quel ramo, sebbene siano tutti uniti e frammisti nella biforcazione dal tronco. Noi non potremmo definire, come dissi, i diversi gruppi; ma potremmo bensì scegliere dei tipi o delle forme che riunissero la maggior parte dei caratteri d’ogni gruppo, grande o piccolo, e dare in tal modo un’idea generale del valore delle differenze che passano fra gli uni e gli altri. Noi potremmo giungere a ciò, se riuscissimo a raccogliere tutte le forme di ogni classe che vissero in tutti i tempi nello spazio. Noi certamente non arriveremo giammai a fare una collezione così perfetta: nondimeno in certe classi si tende a questo risultato; e Milne Edwards ha ultimamente insistito, in un pregevole scritto, sull’alta importanza dello studio dei tipi, possano o no separarsi o definirsi i gruppi a cui questi tipi appartengono.

Finalmente abbiamo veduto che l’elezione naturale, che deriva dalla lotta per l’esistenza, e che quasi inevitabilmente produce l’estinzione di alcune specie e la divergenza del carattere in molti discendenti di una madre-specie dominante, spiega la grande caratteristica universale delle affinità di tutti gli esseri organizzati, vale a dire la loro distribuzione in gruppi subordinati ad altri gruppi. Noi ci serviamo dell’elemento della discendenza nel classificare gli individui di ambi i sessi e di tutte le età sotto una sola specie, sebbene abbiano pochi caratteri comuni; impieghiamo anche lo stesso elemento della discendenza nel classificare le varietà conosciute, per quanto siano differenti dal loro progenitore; ed io credo che questo elemento della discendenza sia il segreto anello di congiunzione che i naturalisti vanno cercando col termine Sistema naturale. Secondo questa idea che il sistema naturale, per quanto potè perfezionarsi, è genealogico nelle sue disposizioni, con vari gradi di differenza fra i discendenti da un parente comune, che vennero espressi mediante le parole generi, famiglie, ordini, ecc., possiamo intendere le regole che siamo costretti a seguire nelle nostre classificazioni. Possiamo spiegare i motivi per cui valutiamo certe rassomiglianze più di certe altre; come ci permettiamo di servirci di certi organi rudimentali ed inutili, o di altri organi di poca importanza fisiologica; come nel paragonare un gruppo con altro gruppo distinto, noi trascuriamo sommariamente i caratteri analogici o di adattamento, e ciò non pertanto adoperiamo gli stessi caratteri nei limiti di uno stesso gruppo. Possiamo infine dimostrare con evidenza come avvenga che tutte le forme viventi ed estinte possano riunirsi insieme in un grande sistema; e come i diversi individui d’ogni classe siano collegati fra loro dalle linee di affinità più complesse o divergenti. Probabilmente non potremo mai svolgere la tela inestricabile delle affinità esistenti fra i membri di ogni classe; ma quando noi abbiamo in vista un oggetto distinto, senza ricorrere a qualche ignoto piano di creazione, possiamo sperare di fare dei progressi lenti ma sicuri.

Il prof. Häekel, nella sua Morfologia generale ed in parecchie altre opere, ha impiegato recentemente la grande sua scienza ed abilità per rintracciare la filogenesi, ovvero le linee di discendenza di tutti gli esseri organici. Nel seguire le singole serie egli si affida principalmente ai caratteri embriologici, ma si giova anche degli organi omologhi e rudimentali, e dei periodi, durante i quali si ammette che le diverse forme di vita siano successivamente apparse nelle nostre formazioni geologiche. Egli fece così un primo grande tentativo, e ci mostrò come in avvenire la classificazione dovrà essere trattata.