Trattato completo di agricoltura/Volume II/Del Tabacco

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Del Tabacco

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del tabacco.

§ 845. Il tabacco (nicotiana tabaccum) è una delle molte piante che ci vengono dall’America, e il suo nome deriva forse dall’essere state le prime foglie secche introdotte in Europa dall’isola di Tabago, che è una delle Antille. Le vicissitudini ch’ebbe a sopportare in Europa il tabacco, e l’immenso uso che ora se ne fa, meritano che di questa pianta se ne faccia qualche più estesa menzione storica.

Verso la metà del secolo XVI Fernandez da Toledo introdusse il tabacco nella Spagna e nel Portogallo, e Nicot, allora ambasciatore di Francia nel Portogallo, ne spedì al suo paese, ove prese il nome di Nicotiana. Piacque tanto a Maria de’ Medici la polvere di tabacco, introdotta nelle narici per starnutare, che fu chiamata Polvere della Regina. In questo tempo il Cardinal Santa Croce, ritornando dalla Spagna, introduceva questa pianta anche nell’Italia, ove la [p. 104 modifica]polvere sternutatoria fu così aggradita dal Clero, che il cardinale fu press’a poco divinizzato.

L’uso del fumar tabacco in Europa s’introdusse alcun tempo dopo quello della polvere. Poscia si mantennero amendue le costumanze, la polvere era riservata ai nasi rispettabili per età e posizione sociale, ed il fumo alle bocche di minor conto del popolo e del soldato. Ma anche in ciò alla gran voga successe la compressione. I medici parlarono dei danni che ne derivavano alla salute umana; papa Urbano VIII lanciò i fulmini della Chiesa contro chi usava della tabacchiera nella Casa del Signore; il sultano Amurat IV condannò a morte od al taglio del naso i fumatori; e persino nella Svizzera il Senato Bernese pubblicò nel 1661 un decalogo nel quale erasi destramente introdotto il divieto di usar tabacco. Pure, malgrado una così forte lega medico-politico-religiosa, come avviene d’ogni cosa proibita, il tabacco ebbe i suoi convegni secreti e la sua rivoluzione, ed oggidì ben pochi sono i luoghi ove i suoi nemici possano raccogliersi a maledirlo.

Eccovi alcuni dati intorno al consumo del tabacco nel 1844.

Francia chil. 0,492 per ciascun individuo
Inghilterra » 0,416
Austria » 1,000
Belgio » 1,000
Stati Sardi » 0,850
Svizzera » 1,500.

Ora (nel 1856), senza timore di esagerare, possiamo aumentare d’un terzo questi dati.

Che cosa poi cerchi l’uomo nella polvere o nel fumo del tabacco, e se meglio valga l’usar la tabacchiera o la pipa, veramente non ve lo saprei dire. I partigiani della tabacchiera, che in realtà sono pochi ed attempati, dicono che la polvere libera la testa dall’umore che vi stagna e che più energico per conseguenza si fa il pensiero. Chi invece li osserva dice che colla polvere si procurano una continua infreddatura, e che si rendono passabilmente sucidi e nel viso e negli abiti. Quelli che fumano dicono che la pipa fa passare la noja, e ciò sarà fors'anche parlando di dimora nelle caserme, caffè, battelli o di bastimenti, ed altri molti luoghi di pubblica riunione; ma chi ha bisogno di pensare deve lasciare un uso che spesso stordisce, e che debilitando gli organi [p. 105 modifica]digerenti produce indigestioni, macilenze ed una infinità di altri fenomeni consensuali sul cervello. Il tabacco insomma è per la salute quel che è il lotto per le borse.

§ 846. Molte sono le varietà di tabacco, tutte provenienti da climi caldi, ma la più coltivata è quella a foglie larghe tondeggianti ed a fiori rossi. La bontà del tabacco dipende soprattutto dal clima, il quale nei paesi freddi tende a rendere acre la qualità piccante delle buone foglie; e l’odore ed il profumo speciale, dovuti parimenti alla maggior temperatura del clima, variano moltissimo eziandio da terreno a terreno, precisamente come avviene nell’abboccato dei vini, che in niun modo si potrebbe artificialmente comunicare. La nicotina, che è un’alcaloide particolare a questa pianta, è quella che possiede gli effetti narcotici dovuti al tabacco; questa sostanza non è quella che costituisce la qualità più o meno buona di tabacco, come non è la quantità dell’alcool che costituisce il miglior pregio del vino; è il complesso e soprattutto l’aroma particolare: infatti i tabacchi dei paesi caldi contengono una minor quantità di nicotina di quelli dei paesi freddi.

Il tabacco contiene molte materie inorganiche. Le radici danno il 7 per % di ceneri; gli steli il 10; le foglie e le nervature il 22 od il 23 per %.

Le foglie allo stato normale sono composte come segue:

Nicotina 0,07
Materia estrattiva 2,87
Gomma 1,74
Resina verde 0,27
Allumina 0,26
Glutine 1,06
Acido malico 0,51
Malato d’ammoniaca 0,12
Solfato di potassa 0,05
Cloruro di potassio 0,06
Nitrato e malato di potassa 0,21
Fosfato di calce 0,17
Malato di calce 0,72
Silice 0,09
Legnoso 4,97
Acqua 88,84
102,01
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Nel tabacco, allo stato di secchezza normale per la vendita, contiensi ancora 40 per % d’acqua.

Dieci qualità diverse di tabacchi d’Ungheria diedero a Fresenius la seguente composizione:

Potassa 12,89
Calce 26,51
Magnesia 8,47
Cloruro di sodio 3,76
      »       di potassio 3,14
Fosfato di perossido di ferro 4,60
Solfato di calce 5,07
Silice 6,85
Acido carbonico 16,19
Carbonio e sabbia 12,52
100,00

§ 847. Il tabacco esige molto concime, anche azotato, ma ne consuma poco, ed ecco l’utilità della sua coltivazione per quei paesi ove può essere coltivato liberamente. Ecco perchè il tabacco può succedersi per più anni nello stesso spazio di terreno, e perchè nella Fiandra si ha un raccolto di colzat, uno di papavero, e due di cereali senza consumare altro concime. — Il terreno più conveniente per questa coltivazione e il sciolto calcare, vegetale-argilloso, e che conservi discretamente l’umidità; del resto vegeta anche in qualunque altra qualità di terra, purchè venga concimata e ben lavorata. Tanto nella scelta del concime quanto in quella del terreno dobbiamo aver di mira un copioso sviluppo di foglie.

§ 848. Il tabacco si può dire che non è mai seminato nel campo a motivo dell’estrema piccolezza de’ suoi semi, e delle cure che gli sono necessarie nel primo suo vegetare. Esso viene quasi costantemente seminato in appositi spazi, o sopra letti caldi e poi trapiantato, ottenendosi con ciò una vegetazione anticipata e per conseguenza un maggior prodotto di foglie. Due metri quadrati di semenzajo bastano per aver tante pianticelle da piantare un decaro di terreno (1000 metri quadrati). Nei paesi temperati basta stabilire il semenzajo in luogo esposto al mezzodì, preparando il terreno ben lavorato o concimato con sostanze ben minute, per esempio, colombina o guano; indi al principio di marzo vi si semina il tabacco [p. 107 modifica]mescolato a gesso o farina per distinguere ove cada il seme, il quale sarà nella proporzione di un terzo di litro per ogni 20 metri quadrati di semenzajo. Sparso il seme lo si interra leggiermente con un rastrello. Nei paesi freddi invece si fa un letto caldo, sottoponendo a 0m,25 di terra un buon strato di concime fresco da stalla, e disponendo una pagliata, colla quale ricoprire di notte, e nelle giornate fredde. La semina allora si fa nel principio di febbrajo. Il semenzajo in ogni maniera deve essere diviso in ajuole, ove la mano possa giungere per ogni dove senza guastare il seminato.

Seminando in linea nel campo, si aspetta che la temperatura media sia giunta a +6°; approntando del terreno umido, e ricoprendo il terreno con erbaggi secchi o con sarmenti o fasci di spine, quando si temano le brine.

Il terreno destinato a ricevere la piantagione del tabacco deve essere concimato con letame e lavorato nell’autunno precedente. Alla fine dell’inverno si fa un altro lavoro per meglio mescolare il letame alla terra, indi si erpica per ben sminuzzarla. Poco prima dell’impianto si spandono concimi polverulenti, s’interrano con un lavoro superficiale, si erpica nuovamente, indi si tracciano le linee a quella distanza che credesi conveniente. Nelle località ove il tabacco è coltivato per conto governativo le linee fra di loro, e le piante sulla stessa linea sono tenute distanti 1m,00, e così un ettaro ne contiene 10,000: dove invece la coltivazione è libera, come nella Fiandra e nella Svizzera, le piante sono tenute ad una distanza di 0m,50 per ogni lato, e così se ne contano invece 40,000.

Tracciate le linee, ed appena che la temperatura sia di +12°, si dispone pel trapiantamento. Si inaffia abbondantemente il semenzajo, acciò le radici delle pianticelle escano più facilmente dalla terra; le pianticelle devono avere almeno tre foglie, e s’incomincia dal levare le più robuste che si piantano col foraterra, in momento che il terreno non sia umido di troppo, nè asciutto. Se la terra è secca abbisogna irrigare, indi ricoprire le pianticelle con una foglia di verza, od altro. Dopo 15 o 20 giorni si dà una prima zappatura, una seconda quando le piante siano alte 0m,30, rincalzando leggiermente, e completando la rincalzatura, come nel melgone, con un terzo lavoro. Quando poi il tabacco nel giugno o nel luglio, comincia a mostrare i fiori e necessario arrestarne lo sviluppo togliendone le cime, a quell’altezza [p. 108 modifica]maggiore o minore da terra, secondo che si possa sperare un buon sviluppo di un numero maggiore o minore di foglie. Alcuni come in Francia non conservano che nove o dieci foglie; nel Belgio dieci o dodici, e nei paesi caldi da 20 sino a 25, poichè il numero delle foglie è proporzionale alla somma di calore ricevuta dalla pianta. Si lasciano però intatte alcune poche piante onde portino semi, i quali maturano in settembre.

Le piante, subito dopo che furono cimate, mandano nuove gemme presso ciascuna foglia, le quali producono nuovi rami. Questi nuovi rami possono essere tolti o lasciati secondo il clima; cioè se o no si creda che possano dare altre foglie mature. Nei paesi temperati e freddi importa levare queste ramificazioni appena che si mostrano, allo scopo di avere le prime foglie di migliore qualità, e perchè il sole e l’aria meglio penetrino fra la piantagione.

§ 849. Il raccolto delle foglie si fa quando incominciano ad ingiallire, per alcune vescichette che si mostrano alla loro superficie, e che piegansi verso terra. Allora chi stacca le foglie mano mano che si mostrano mature, chi invece le stacca tutte in una sol volta. Vi ha pure il costume di rompere in un mattino di bella giornata l’attacco delle foglie piegandole in basso lungo lo stelo, in modo che vi rimangano attaccate, quantunque sia tolta ogni comunicazione di umore tra queste e la pianta; si lasciano in tal posizione tutta la giornata, indi, prima che cada la rugiada si levano interamente e si trasportano a casa. Così le foglie hanno già perduta gran parte della loro umidità, e quantunque sembri che l’operazione riesca più lunga e quindi più dispendiosa, pure diminuisce assaissimo il lavoro di trasporto a casa, e le altre cure successive. Ridotte le foglie a casa si distendono sopra tavole in locali asciutti; alla mattina seguente se ne fanno tanti mazzetti di 18 a 20 foglie ciascuno, legandole pel loro peduncolo. Questi mazzetti si collocano sopra corde tese in luogo arioso e ventilato, tenendoli un poco distanti fra loro, e rimuovendoli di quando in quando finchè le foglie riescano secche. Essiccati che siano tutti i mazzetti s’imballano, ossia si riducono in mazzi più grossi, ben compressi e d’un volume maneggiabile; i quali poi si ripongono in stanze asciutte finchè occorra di manipolarli o di venderli.

Per conoscere quel che debba farsi intorno al modo di essiccamento delle foglie, importa ricordarsi che desse [p. 109 modifica] devono essere ammassate onde sottoporle ad una specie di fermentazione, per la quale è necessaria la presenza d’una certa quantità d’acqua, e che oltre ciò la fermentazione deve essere lenta onde venga messa in libertà gran parte della nicotina e dell’ammoniaca che si sviluppa. Quindi se quest’acqua, ossia se quest’umidità delle foglie è soverchia, la fermentazione riesce troppo rapida e per conseguenza troppo facilmente passa alla putrefazione. Abbisogna adunque ammassare le foglie sol quando siano a mezzo disseccate; e se nei paesi meridionali, le foglie meno acquose, vogliono essere disseccate all’ombra, conservandole anche per poco tempo aderenti al fusto, nei climi settentrionali od umidi sarà necessaria l’essiccazione artificiale, ammucchiando e rompendo i mucchi quando si riscaldano, acciò l’evaporazione dissipi l’umidità, e ciò fino a tanto che le foglie abbiano raggiunto un grado convenevole di disseccamento, operando come abbiamo indicato per l’essiccamento del fieno nei climi umidi, o nelle stagioni umide e prive di forte sole.

Le foglie disseccate al giusto punto presenteranno un color bruno, non molto carico, e devono essere alquanto flessibili per un certo quale avanzo d’umidità.

§ 850. Il prodotto d’un ettaro a tabacco è di 2400 a 3800 chilogrammi di foglie allo stato normale, essendo il prodotto minore rappresentato dalle coltivazioni per conto governativo.