Tre libri dell'educatione christiana dei figliuoli/Libro II/Capitolo 25

Da Wikisource.
Libro II - Capitolo 25

../Capitolo 24 ../Capitolo 26 IncludiIntestazione 31 agosto 2009 25% cristianesimo

Libro II - Capitolo 24 Libro II - Capitolo 26


[p. 47r modifica]

Come i fanciulli si devono avvezzare all’abhorrimento del peccato, et alla confessione. Cap. XXV.

Hora il buon padre christiano, che non vuol reggere se medesimo, nè meno la casa sua con le false regole del mondo, ma con le vere di Christo, insegnarà da i teneri anni al figliuolo di abhorrire il peccato assolutamente, di qual si voglia maniera egli sia, come cosa brutta, nociva, et che dispiace a Dio, et insieme a confessarsene humilmente. Per tanto cominciando con le cose minori, sarà giovevole che si avvezzino i fanciullini ad arrossirsi delle cose mal fatte, vedendo come il padre, et la madre se ne turbano, et ne restano offesi, tal che sentendo i fanciulli la puntura della vergogna, et talhora del castigo, si dolgano d’haverle commesse; co’l qual modo pian piano si assuefaranno anchora a temere di offendere il sommo et celeste padre Iddio. Ne farà in questo gran fatica, come forse alcuno potrebbe dubitare, per la poca capacità de i putti; percioche come il bello, et il vago della virtù si scopre col suo splendore, et porta per se medesimo un certo diletto, che invita et attrahe l’anima, che anchora non è habituata, et indurata nel male, cosi per il contrario ogni peccato, et qual si voglia difetto, et diformità, se bene non fusse peccato propriamente, si fa conoscere, et naturalmente si abhorrisce, et fino ne gli animali, che hanno certa maggior ombra di ragione appariscono talhora segni di dolore, et di pentimento d’haver fatto alcun male. Per il che conviene nutrir questi semi nel fanciullino, si che si vergogni del fallo, non solo per rispetto della presenza paterna, ò per timor della riprensione, et del castigo, ma per il fallo istesso, come brutto, et schifo.

Molto anchora importa avvezzare i puttini, a non negar ostinatamente il proprio difetto, anzi a confessarlo humilmente, et a chiederne perdono; et per ciò è ben fatto, che quando si rendono in colpa, et si humiliano, et promettono di emendarsi, il padre si renda più esorabile, et facile al perdonare. Sarà questo buon mezzo acciò pian piano venga il fanciullo à farsi humile, riverente, veridico, et timoroso del padre temperatamente, con speranza di poter ottenere perdono nel tribunale, per cosi dire, del giuditio paterno, et si disporrà l’animo anchor tenero, et semplice ad andar in verità nel tribunale di Christo, cioè nel sacramento della confessione santa, il che importa grandissimamente, et insieme si verrà a prendere un buon habito di confessar humilmente il peccato, et non scusarlo, ma detestarlo con fiducia della divina misericordia, con proponimento fermo di non commetterlo di nuovo. Veramente è cosa degna di compassione il veder come questa nostra superba sensualità si reca malissimo [p. 47v modifica]volentieri a confessare il proprio peccato; anzi tanto siamo lontani dallo accusarci, che subito troviamo ragioni apparenti, et mille argumenti per escusarci; il che habbiamo per antica heredità di Adamo, il quale interrogato da Dio, perche havesse mangiato del pomo vietato, in luogo di confessare il suo delitto, et chiederne perdono, lo rigittò nella donna, et poco meno in Dio medesimo, dicendo: La donna, la quale tu m’hai data per compagna m’ha dato del pomo. Hor, come io ho cominciato a dire, alla nostra carne pare un grave giogo la confessione; et il demonio astutissimo, perche non si esca da suoi lacci, quella vergogna che toglie prima al peccatore acciò commetta il peccato, cerca di rendergliela da poi che l’ha commesso, si che ò lo escusi, ò non lo confessi. La onde è necessario cominciar a buon’hora ad avvezzar il fanciullino a portar il giogo suave del Signore; non altrimenti che si faccino i bifolci, i quali à i vitelli piccoli, destinati all’aratro, pongono alcuni collari leggieri di vimini, et poi tuttavia li fanno alquanto più gravi, acciò poi riesca loro men pesante, et manco noioso il vero giogo. Conduca adunque il buon padre, spesse volte il figliuolino à i piedi del confessore, quivi in atti, et parole di penitente, secondo potrà esser capace, impari a poco a poco la santa humiltà, stando in ginocchione divotamente, percotendosi il petto, et baciando la mano al prete, et prendendo la sua benedittione. Et nel resto il confessore lo confortarà dolcemente alla virtù, promettendogli che Giesù Christo gli darà il paradiso se sarà buono, et obediente al padre, et alla madre. Et dopo questo gli farà fare alcuna cotal penitentiola puerile, per introdurlo a poco a poco a far a suo tempo prontamente le vere satisfattioni, et brevemente lo instruirà con altre simili maniere, come meglio parerà alla prudenza di esso confessore, il quale non reputarà per cosa leggiera, nè di piccolo momento, lo inserir per questa via nell’animo del puttino, come in un terreno molle, i semi del timor di Dio, che con la divina gratia produrranno poi grandissimo frutto.