UE - 29 ottobre 2004, Discorso del Presidente del Consiglio in occasione della cerimonia di firma della Costituzione europea

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Silvio Berlusconi

2004 Discorsi Discorso del Presidente del Consiglio in occasione della cerimonia di firma della Costituzione europea Intestazione 1 maggio 2008 75% Generale

Una Costituzione per l'Europa


Eccellenze, cari colleghi, care amiche, cari amici,


due date.


Roma, 25 marzo 1957. Roma, 29 ottobre 2004.


E' passato quasi mezzo secolo.


La sala dove tra poco firmeremo il Trattato costituzionale è la stessa nella quale i sei Paesi precursori firmarono i Trattati di Roma.

L'Europa era spaccata in due. I nostri popoli erano ancora divisi, bisognosi di aiuto esterno, impegnati in una difficile ricostruzione economica e politica che si sarebbe protratta per anni.

Eppure, qualcuno già cominciava a pensare con preveggenza e con coraggio all¹Europa del domani, a gettare le basi per la riunificazione.

Il processo d¹integrazione europea, nato con queste premesse, tra molti scetticismi e riserve, si è rivelato invece la più proficua e duratura utopia del secondo dopoguerra. Quell'idea era per dirla con Erasmo da Rotterdam una "lungimirante e visionaria pazzia". L'apparente follia dei nostri padri fondatori è diventata invece una meravigliosa realtà, che si arricchisce oggi di un nuovo fondamentale capitolo.

Attraverso queste due date, 1957-2004, corre il filo delle nostre identità, prima disperse, oppresse e calpestate in molti Paesi da un odioso totalitarismo, oggi finalmente ritrovate attorno a un ideale comune di libertà, di democrazia, di giustizia e di prosperità.

L'Europa che stringe i suoi vincoli sul piano delle istituzioni è arrivata a questo traguardo attraverso successivi avanzamenti, realizzati con pazienza e tenacia, senza aver mai abbandonato il metodo del consenso: uno spazio economico senza barriere interne, la moneta unica, una politica di libertà e sicurezza, una proiezione sempre più condivisa nelle relazioni esterne e nella politica estera.

Il 4 ottobre 2003, sempre qui a Roma, inaugurammo la Conferenza intergovernativa. Era un momento di grandi speranze, ma anche di grandi incertezze. Ci stavamo assumendo rilevanti responsabilità di fronte ai nostri cittadini. Non potevamo, non dovevamo, fallire. Dissi allora che eravamo chiamati a compiere, più che un atto di fede, un atto di volontà. Che quella doveva essere la Conferenza della volontà europea.

Oggi, dopo poco più di un anno da quel solenne momento, abbiamo raggiunto il nostro obiettivo e mantenuto fede al nostro impegno.

Mai nella storia si era visto l¹esempio di Nazioni che decidono volontariamente di esercitare insieme i propri poteri sovrani, nell'esclusivo interesse dei loro popoli, superando ragioni secolari di rivalità e di diffidenza.

Mai nella storia i valori fondamentali della libertà e della democrazia hanno avuto un ruolo così importante nel legare il destino di centinaia di milioni di persone.

L'evento odierno segna dunque una data storica: l'Europa si dà finalmente una Costituzione, basata sul duplice ed inseparabile consenso dei cittadini e degli Stati membri.

Nel firmare questa Costituzione dobbiamo aver ben presente che nessuna costituzione, nessuna istituzione politica, nessuna istituzione giuridica, vive di vita propria. Il momento costituzionale dell'Europa unita sarà quindi sempre legato alla continua affermazione delle volontà dei popoli e delle Nazioni europee di integrarsi sempre di più sul piano politico, sociale ed economico, e di agire insieme in una serie di ambiti vitali per il loro futuro. La Costituzione che firmiamo oggi dovrà pertanto essere supportata da un impegno continuamente rinnovato, tanto dei suoi cittadini quanto dei suoi Governi.


L'Europa unita è, e sempre più sarà, un plebiscito quotidiano.


Care amiche, cari amici,


da oggi inizia il processo di ratifica del Trattato costituzionale da parte degli Stati membri. Ci impegneremo affinché l'Italia ratifichi subito il nuovo Trattato. Il sentimento europeista è parte della nostra storia di italiani, è solido, è entusiastico e spero possa essere anche contagioso.

È mia ferma convinzione, prima ancora che mio forte auspicio, che tutti i popoli, i parlamenti ed i governi degli Stati membri daranno il loro consenso perché intimamente convinti che il loro destino di libertà, di pace e di prosperità, si identifica con quello dell'Europa unita, quell'Europa che in questa "urs urbium", in questa "città delle città", compie oggi uno storico passo avanti.