Viaggio di un povero letterato/XI

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XI - Il sogno della gardènia

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Capìtolo xi.


IL SOGNO DELLA GARDÈNIA.


Ma quando fu notte e mi addormentai, ebbi una strana visione di sogno. È vergognoso! ma sono stato io il Creatore della vita, degli uòmini, delle gardènie? Chi era quell’uomo dalla età e dalla barba a cirri veneràbile? Pareva Leonardo da Vinci, il savìssimo; o Catone l’uticense, il moralìssimo.

Ma il luogo dove il veneràbile uomo si trovava pareva la Corte dei Miràcoli. Notte fonda: qualche lume, e dagli angiporti un animarsi, un brulicare, come le cìmici, di meretrici rosse, di meretrici gialle. Uomini priapei, malviventi, cinedi. Orrìbile sozzura notturna

— Che vuoi da me, pìccola miseràbile?

— Rispettàbile signore, aiutate una pòvera fanciulla.

Era una creaturina sparuta, quasi [p. 106 modifica]senza sesso. Quale orrore! Una fanciulla nella età in cui gli àngeli fanno con le ali velo all’innocenza, trovarsi in così abbominèvole luogo!

— Sei sola?

— Ero con quegli uòmini che ora si allontànano laggiù. Ma ora sono sola.

— Vuoi, pìccola fanciulla, che ti riconduca a casa?

— Casa? Io non ho casa.

— Ma tuo padre? Tua madre?

— Padre? Madre? Non ne so nulla, signore.

— Ti guiderò allora all’asilo delle fanciulle perdute, benchè a quest’ora antelucana, gìrino per le vie le guàrdie dei buoni costumi, che fanno razzia delle creature immonde. Per la mia buona reputazione, fanciulla, procedi tuttavia discosta da me.

— Hai paura? — domandò la fanciulla. — Ma la città ora dorme; la gente non ti vede. Hai paura di venire vicino a me?

Non era più una voce infantile quella che l’uomo sàvio udiva: era una voce divenuta sicura e calma.

— Io vado avanti e tu procedi dopo di me, se tu hai paura. [p. 107 modifica]

Così ella disse e andava avanti.

Il suo passo era lieve e saltellante: ora pareva più grande, quale una snella efeba. Come una strana scia si formava dietro il passo di lei, nel cui vòrtice l’uomo sàvio fluttuava.

Ogni tanto il volto di lei si volgeva in dietro con un impercettìbile scintillar di sorriso: e tutte le chiome di lei si volgèvano insieme.

Era veramente lei che trascinava dietro lui. — Fanciulla, tu sei bene impudica! il giorno rischiara, e la tua veste è impudica. Fèrmati, dimmi: non nacque il Pudore su le guance di una fanciulla?

— Così dìcono — ella disse, — in fatti, i libri degli uòmini: una bella fanciulla ti darà altra risposta.

Le vie della città èrano ancora deserte; e tutte le finestre chiuse: ma dietro quelle finestre a lui sembrava di scòrgere mille e mille sguardi: tutti, ah, tutti vedèvano.

— Oh, ma io non ti toccherò, fanciulla, e se tu entrerai in qualche luogo immondo, io non ti seguirò.

— Ma se fòssimo in luogo dove non fosse più nessuno, nessuna abitazione, [p. 108 modifica]nessuna curiosa pupilla umana, nulla fuori che me e te, tu mi toccheresti.

La città infatti era scomparsa, e la notte dava posto al sole, ed era l’irradiante sole estivo che rovesciava di qua e di là le tenebre come un forte iddio. Una campagna si apriva senza tràccia di abitazione umana. Salìvano alte erbe, alte rose e gardènie. Ella saliva più alta delle erbe e dei fiori, e con le bràccia nude districava le sue impigliate chiome. Era un enorme velàrio di fiori, come entro un campo di spighe. Le mani del veneràbile uomo si tèsero per adunghiare quel bràccio. Ella se ne accorse, rise, disse: — Ora hai tu perduto il pudore.

Allora ella rallentò il passo. Si lasciò avvicinare.

Magnifica e veneranda ella era. Bella come Biancofiore!

Pure sorrideva dolcemente.

Abbassò per un momento le grandi cìglia. Staccò un tènue fermàglio, e con la mano si attolse la mammella col purpùreo fiore del seno.

— Ohe cosa vuoi tu — disse ella allora tristemente —, pìccolo miseràbile? [p. 109 modifica]

E mi destai allora.

Sorgeva la pàllida aurora. Mi levai, guardai nello specchietto. Certo non ero io il personàggio del sogno, perchè io non porto barba. Ma certo era un indivìduo della spècie barbuta, la cui potenza io avevo il giorno prima esaltata davanti a Mimì.

Comunque una bella servitù questa dell’uomo che domanda una mammella quando nasce e quando muore!

Probabilmente deve sussìstere un rapporto fra Biancofiore e la morte.