Viaggio in Dalmazia/Del Corso del fiume Kerka, il Titius degli antichi/4. Delle acque, che confluiscono nella Kerka, e del corso di questo Fiume, sino al Monastero di S. Arcangelo

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4. Delle acque, che confluiscono nella Kerka, e del corso di questo Fiume, sino al Monastero di S. Arcangelo

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4. Delle acque, che confluiscono nella Kerka, e del corso di questo Fiume, sino al Monastero di S. Arcangelo
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§. 4. Delle acque, che confluiscono nella Kerka, e del corso di questo Fiume, sino al Monastero di S. Arcangelo.

La Butimschiza si forma sotto il monte di Stermizza dal concorso di tre torrentelli, il principale de’ quali, ch’è detto Czerni-Potok (nero torrente), dopo nove miglia di corso dal monte Gelmach, serpeggiando si conduce a incontrare l’acqua di Mraçai, nata dal monte Plissiviza, che perde il nome conservato per sei miglia di viaggio, confondendosi col ruscello di Tiscovci nell’alveo del maggior torrente. Il Tiscovci, o Tiscovaz entra a ingrossare l’acque del Torrente-nero, poco [p. 116 modifica]prima che ’l Mraçai vi metta capo; egli viene dal monte Vulizza attraversando l’ampia Campagna di Sarb, e Dugopoglye, cui ’l Vulizza, e ’l monte Trubar separano dalla pianura di Grahovo, che giace oltre il Veneziano confine. Entra finalmente, poco lontano dalle spalle di Knin, a ingrossare il fiumicello Butimschiza la Plavnanschiza, acqua nata dal monte, che domina la Campagna di Plavno, accresciuta dal torrentello di Radugl-Potok, che in alcune delle migliori Carte è detto Radiglievaz. La concorrenza di tutte queste acque montane rende la Butimschiza ghiajosa, e fa, per quanto io credo, delle di lei foci il principalissimo motivo (non so perchè mai sino ad ora avvertito o almeno sospettato da altri) dell’impaludamento dell’ampia, e fertile pianura di Knin. Forse il ponte, sotto di cui ella passa nell’atto di metter foce in Kerka, anch’egli à buona parte nella colpa dell’inghiajamento fatale. È lungo questo ponte circa 100. passi geometrici, ed à dieci archi; io l’ò trovato angusto, mal selciato, e pericolosissimo pegli animali inserrati, come quasi tutti i ponti Turcheschi sparsi per quelle contrade. È probabile, che dirigendo in miglior modo la confluenza della Butimschiza, e trasportandola alquanto più sotto, ne venisse un massimo bene a quella pianura; nè mi resta quasi dubbio, che la probabilità potess’essere ridotta a dimostrazione da quegli abili Uomini, che il Governo Serenissimo suole in sì fatti casi impiegare.

Sei, in otto miglia più sotto, il Fiume (che quantunque abbia letto assai riguardevole quasi sempre corre profondamente chiuso fra’ monti tagliati a piombo) incontra un intoppo a Babovdol, e vi fa una picciola cascata. L’Isoletta tofacea, che vi s’è accozzata nell’alveo, sembra essere il motivo del ritardo dell’acque, che [p. 117 modifica]poco prima d’arrivare ad essa formano una spezie di Lago, e si lasciano ingombrare il letto dalle canne, ed altr’erbe palustri. La concrezione tartarosa occupa l’alveo diviso dalla picciola Isoletta di Babovdol, e va di giorno in giorno accrescendosi; quindi le acque, ogni giorno più sostenute, maggiormente impaludano colà presso, e sotto Knin, con pregiudizio grandissimo della popolazione. Fa d’uopo non fosse così negletto il corso di quel Fiume al tempo de’ Romani; poichè fu trovato, non à molti anni, nello scavare per Sovrano comando in quel luogo, sette piedi sepolto nel tofo un architrave, e cornicione di marmo Greco egregiamente adornato di basso-rilievi, che rappresentavano festoni di fiori, testuggini, coccodrilli, ed altri animali anfibj. Egli stava probabilmente sopra la porta d’un qualche Ninfeo. I Frati di Knin lo asportarono da Babovdol, e ne trassero partito rompendolo, secondo la pur troppo comune usanza della barbarie religiosa, per fare qualche ornamento nella Chiesa loro. Se sette, in otto piedi più profondo fosse attualmente l’alveo, e l’Isoletta si trovasse congiunta ad una delle due sponde del Fiume, vi sarebbe un intoppo di meno alla navigazione, e uno scolo più pronto dell’acque superiori, che dovrebbonsi allora dirigere in modo, che non istraripassero agevolmente. La salubrità, e l’uso delle fertilissime pianure, e colline di Knin, è pur un oggetto importante; quantunque sino ad ora non sembri avervi il Sapientissimo Governo volto i pensieri, per quelle molte e giuste ragioni, che deggiono essere profondamente venerate in silenzio. Presso alla cateratta di Babovdol ne’ buchi delle rupi superiori di molto al Fiume, ò raccolto begli esemplari di musco egregiamente tartarizzato. V’ànno anche de’ Pisoliti somiglianti ai Bezoar degli animali pella struttura, e a’ confetti di Tivoli, ma molto [p. 118 modifica]meno bianchi e consistenti di questi ultimi. Su le pietre del Fiume presso Babovdol vivono Polipi grandicelli, a’ quali coll’occhio nudo, e viaggiando in fretta non ò potuto donare tutta l’attenzione, che meritano dopo le scoperte del Trembley, del Backer, e del celeberrimo Bonnet.