Viaggio in Dalmazia/Del Corso della Cettina, il Tilurus degli Antichi/3. Pranzo morlacco in un sepolcreto

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3. Pranzo morlacco in un sepolcreto

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3. Pranzo morlacco in un sepolcreto
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§. 3. Pranzo Morlacco in un Sepolcreto.

Era allestito il nostro pranzo in poca distanza. Il luogo scelto a questo effetto fu l’antico Cimiterio, che sta vicino alle rovine d’una Chiesa dedicata all’Ascensione. Fra le sepolture sono piantati moltissimi alberi, che fannovi un’ombra aggradevole. I gran sassi, sotto a’ quali dormono le ossa degli Antichi valorosi, sono degni d’attenzione sì pel numero, che per la mole loro; dico degli Antichi valorosi, perchè le armi, che si trovano sovente in quel luogo, mostrano, che furono guerrieri. Vi saranno sotto quegli alberi oltre dugento masse pesantissime, ciascuna d’un solo pezzo di marmo, che potrebbono a ragione esser dette sepolcri di Giganti. Alcuna di esse à otto piedi, e mezzo di lunghezza, quattro, e mezzo di largo, e quasi lo stesso d’altezza. Giacciono lontane dal monte di modo, che non è possibile l’immaginarsi, che senza molto ben intese [p. 74 modifica]macchine gli antichi abitatori di quelle contrade abbiano potuto condurle sino a quel luogo. Per la maggior parte sono que’ massi enormi di figura parallelepipeda, e assai bene spianati; ve n’ànno parecchi di forma più barbara, e manierata; nessuno à Iscrizione, ma quasi tutti degli stemmi a bassorilievo.

Il pranzo era imbandito alle spese del Morlacco Vukovich, con tutta la profusione di vivande, che si poteva desiderare. Quel cortese galantuomo non intende parola d’italiano, ma intende perfettamente l’Ospitalità. Uno di que’ Sepolcri ci servì di mensa; ma mense ancor più curiose erano poste dinanzi a noi, e sostenevano due Agnelli arrosto, che ci furono arrecati. Erano queste focaccie d’azzimo stiacciate, destinate ad un tempo a servire di piatti, e di pane. Noi mangiammo d’alcuni de’ varj cibi apportatici con molto appetito; d’altri, ch’erano appunto i raffinamenti, e le delizie della cucina Morlacca, non potemmo gustare. Divorammo le focaccie, che ci sembrarono squisite; e Mylord alzò la voce verso di me, dicendo molto opportunamente: Heus, etiam mensas consumpsimus!

Il mangiare Morlacco rassomiglia di molto al Tartaro, come si somigliano le due Nazioni; e quindi non piacerebbe a tutti quelli, che sono avvezzi alle Tavole Francesi e Italiane. La tovaglia suol essere un tappeto di lana; salvietti usano di raro; e se ne ànno, sono di lana ancor essi. Con quel lungo e pesante coltello, cui ciascun Morlacco tiene alla cintola, fanno le parti; forchette non usano molto, e al più ne à una il Padrone di casa; di cucchiaj di legno, ed ànno ricchezza, e ponno provvederne (quando non ecceda il numero) tutta la compagnia; di bicchieri nella purità nazionale non si fa uso, poichè un vaso ragionevolmente grande di legno chiamato Bukkàra, in cui si [p. 75 modifica]mesce acqua, e vino, va girando all’intorno di bocca in bocca per sino a tanto ch’è vuoto. Spesso vi si mettono in fusione le basette de’ convitati: ma il vino non si guasta per così poca cosa.

Qualche convitato più assetato degli altri si traeva di capo il berretto, e bevea con esso. Tutte le porcellane, e majoliche di que’ buoni selvaggi consisteano in due o tre scodelle di legno, nelle quali avevano posto varie qualità, e manipolazioni di latte; ogni galantuomo della brigata v’attingeva coi suo cucchiajo; così fecimo noi, un Uffiziale Morlacco, il Vukovich, e le nostre guide ad un tempo, con santa uguaglianza. Il degno, e dotto Vescovo era tanto contento quanto qualche altro potrebb’esserlo a Tavola co’ suoi Canonici.

La loro maniera d’arrostire i Castrati, e gli Agnelli è semplicissima. Sventrato e scorticato l’animale, sfrondano un grosso ramo d’albero, e ve lo infilzano tutto intiero; s’accende un gran fuoco dinanzi ad esso di modo, che prima dall’una parte, poi dall’altra si cuoce bene. Negl’intingoli loro entra sempre l’aglio come droga principale; e ànno delle detestabili torte di latte, e farina, nelle quali entra pur l’aglio. Io mi sono in seguito così ben accomodato ai cibi Morlacchi, che non di raro m’è accaduto di mangiare di buon appetito il latte inacidito, l’aglio, e le scalogne col pane d’orzo, che sono le loro vivande ordinarie. Vagando pella campagna vicina al Sepolcreto trovansi delle rovine d’antiche abitazioni affatto distrutte, che mostrano d’essere state di qualche stabilimento Romano.