Viaggio in Dalmazia/Dell'Isole di Lissa, Pelagosa, Lesina, e Brazza nel mare Dalmatico, e dell'Isola d'Arbe nel Quarnaro/3. Dell'Isola di Brazza

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3. Dell'Isola di Brazza

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§. 3. Dell’Isola di Brazza.

Quest’Isola non è mai stata, per quanto si può congetturare, abitata da un popolo riguardevole: Scilace la nomina appena col nome di Κράτια, Crazia; Polibio con quello di Βρέκτια, Brezzia; Licofrone la chiama Κράθις, Crati; Plinio Brattia, e così Antonino, e l’Odografo Peutingeriano, il Porfirogenito, Βάρτξω, Barzo; e dessa e Lesina qualifica come καλλίστας, και εύφορώτατας, bellissime, e fertilissime. La sua estensione è di trentadue miglia in lunghezza sopra una larghezza ineguale, che non oltrepassa mai le nove. Asseriscono gli abitanti, che vi fosse anticamente una Città nel luogo ora detto Scrip: ma sembra strano, che tutti i Geografi Greci, e Latini l’abbiano passata sotto silenzio quantunque veramente vi sia stata. Il Busching à dato a quest’Isola un Borgo per Capitale col nome di Brazza, e vi à posto anche un Vescovo a risiedere, quantunque nè Borgo di questo nome, nè residenza di Vescovo attualmente abbia l’Isola, e il luogo, che dee considerarsene la Capitale sia Neresi, dove il Governatore che à titolo di Conte suole abitare, come nella più opportuna situazione pell’amministrazione della giustizia agl’Isolani. Il celebre Geografo à accozzato un buon numero di piccioli sbagli nelle sole pochissime parole, che dice di quest’Isola. Eccole. „Brazza, Bractia, denominata dal Borgo Brazza, ove risiede un Vescovo. Il Conte Veneziano, o sia il Governatore soggiorna a S. Pietro, luogo situato dalla parte di Ponente presso il Porto di Milna.“ Agli errori di fatto compresi nelle prime parole si dee [p. 183 modifica]aggiungere, che S. Pietro non è a Ponente, nè presso al Porto di Milna1.

L’Isola della Brazza è tutta montuosa ed aspra. V’ànno de’ gran tratti di paese nella parte più elevata [p. 184 modifica]di essa che sono affatto pietrosi, e anche poco atti a portar Ginepri, o simili alberi abitatori de’ luoghi sterili. Costa molta fatica il farvi de’ Novali: ma con tutto questo i Novali vi si moltiplicano, il che fa crescere d’anno in anno il prodotto del vino, e scemare quello delle legna, e delle greggie. L’indole del suolo petroso, e la scarsezza di fontane rendono quest’Isola soggetta a fatali aridità.

Il principal luogo della Brazza è Neresi, così chiamato con derivazione Greca dai serbatoj d’acqua, che ne sono poco discosti. Questa Terra è la vera residenza del Governatore, in cui si tengono i Consigli; i Nobili Brazzani vi si portano ne’ tempi determinati da’ varj luoghi marittimi, dove ànno le loro abitazioni. La situazione di Neresi è poco felice, quantunque le sole buone terre dell’Isola gli sieno immediatamente appiedi. Il cammino per portarvisi dalle rive del mare è asprissimo, e selvaggio; l’aria vi si mantiene rigida oltre la stagione di Primavera, e l’Inverno poi vi è, per quanto dicono, crudele. Il paese gode d’alcuni punti di vista bellissimi, ma il piacere, che possono dare, costa troppo caro. Neresi sarà stato ne’ tempi delle incursioni, e piraterie più ragguardevole; e quindi conserva una sorte di primato, perchè vi s’erano ritirati i principali Isolani; adesso però, che ponno essere abitati sicuramente i luoghi vicini al mare, à perduto molto della sua popolazione; le case disabitate vi cadono in [p. 185 modifica]rovina da tutti i lati. Bol è una ragguardevole Terra, S. Giovanni, S. Pietro, e Pucischie sono grossi Villaggi popolati di gente industriosa, e commerciante. I monti superiori a Neresi, che formano come la spinale dell’Isola, sono affatto sterili, e null’altro vi nasce che qualche Ginepro, e il Pino silvestre, delle scheggie de’ quali si fa un picciolo commercio per l’uso della Pesca notturna. Sull’Isola della Brazza trovansi molte varietà di pietre. Le più universali sono il marmo volgare, biancastro, il marmo Ortoceratitico, il Lenticolare, e le Breccie. Del primo veggonsi presso al porto di Spliska le cave antiche, d’onde fu tratta la materia per costruire il Palazzo di Diocleziano. In quel medesimo luogo ascendendo un poco verso i monti trovasi un Marmo di pasta nera pieno di Corpi marini cangiati in ispato bianco, salino. Vi si lavora una vena di Pietra bianca poco resistente allo scalpello quando sia estratta di fresco dal sito nativo, che indurasi poscia all’aria, e fa molto migliore riuscita che le pietre troppo dolci, e farinose di Costoggia, e di S. Gottardo nel Vicentino. Questo medesimo impasto di Pietra si trova a S. Giovanni, e a Pucischie, vale a dire alle due estremità opposte dell’Isola. In altri tempi v’era conosciuta una miniera di Pissasfalto se si dee credere al Tomco Marnavich; io non ò potuto trovarne vestigio, e solo il mio dotto Amico Signor Giulio Bajamonti mi fece vedere a Spalatro un pezzo di pietra calcarea grigia, graveolente, piena di riconoscibili Corpi marini, differente da tutte le altre pietre bituminose, ch’io avea veduto in Dalmazia, e mi disse ch’era conosciuta sotto il nome di Pietra pegolotta dagli scalpellini, e si trovava a Pucischie. Ne’ contorni del Villaggio di S. Pietro trovansi presi nella pietra forte oltre le Nummali, molti Echiniti, e Pettiniti; sul Por[p. 186 modifica]to di Postire domina una spezie di Cote senza Corpi marini, grigia, e compatta, che scagliasi come le selci; a San Giovanni veggonsi fra le petrificazioni ceratomorfe delle Fungiti, e delle Conche Difie.

Il prodotto, per cui quest’Isola era conosciuta presso gli Antichi, le rimane tuttora nella sua primitiva perfezione; Plinio la distingue dalle altre lodando i capretti che vi nascono2. Difatto i capretti non solo, ma gli agnelli ancora vi contraggono dalla perfezione de’ pascoli un sapore particolare, ed il latte del quale si nodriscono supera di molto quello de’ vicini Paesi. Quindi ne avviene, che il cacio della Brazza sia riputatissimo in Dalmazia, e fuori. Le pecore sono state però quasi universalmente sostituite alle capre da quegl’Isolani, come meno nocive ai boschi, de’ quali le capre sono desolatrici. Generalmente parlando, le lane della Brazza sono di poco pregevole qualità: ma fa d’uopo eccettuarne buona parte delle greggie del Conte Giuseppe Evelio, che à introdotto delle razze forastiere ne’ suoi poderi di Pucischie, e le fa custodire con più attenzione di quello porti l’uso della Provincia. Questo benemerito Gentiluomo à non solo migliorato di molto le proprie rendite riformando gli abusi della mal intesa Veterinaria, ed Agricoltura, ma è di già arrivato a scuotere col proprio esempio qualche altro. Gli Apiarj, le vigne, gli oliveti, che ad esso appartengono, sono altrettante prove delle di lui utili applicazioni agli studj economici, ch’egli à saputo accoppiare agli ameni. Gli alveari dell’Isola sono fabbricati di lastre di marmo tegolare ben lotate, o ce[p. 187 modifica]mentate nelle congiunzioni; la lastra superiore è mobile a piacere del padrone, che vi tiene sopra un peso di sassi affinchè il vento non la sollevi allorchè soffia con troppo impeto; l’apertura della lastra anteriore, per cui le api entrano, ed escono, è picciolissima. Questi alveari sono moltiplicatissimi nel medesimo luogo; e il Conte Evelio ne possiede parecchie centinaja. Egli usa d’ogni diligenza perchè non manchino d’acqua, e di pascolo, alle quali due disgrazie principalissime vanno soggetti gli Apiarj dell’Isola.

Ad onta del suolo pietroso la Brazza fa gran quantità di vino, il quale universalmente è tenuto pel migliore della Dalmazia; questo articolo, le legna, e gli animali pecorini sono il nerbo delle rendite de’ Brazzani. L’Isola produce anche oglio, fichi, mandorle, seta, zafferano, e qualche poco di grani. V’è una quantità grandissima di Lentischi, dalle bacche de’ quali i poveri contadini fanno oglio negli anni poco abbondanti d’ulive. Io ò avuto un saggio di quell’oglio procuratomi da un Gentiluomo del paese, e mi sono provato a condirne le vivande, nè m’è sembrato difficile l’avvezzarmi al suo odore un poco forte. Le provvigioni necessarie al sostentamento della vita si comprano a bassissimo prezzo in quell’Isola, e con poco denaro si mangiano anche de’ bocconi ghiotti; si ànno pell’ordinario tre beccafichi per un soldo Veneziano, e tutto il resto in proporzione. La Pesca è anch’essa un articolo non indifferente pell’Isola: ma non è così considerabile come quella di Lesina, e di Lissa; nè le acque della Brazza ànno pesci particolarmente abitanti de’ loro fondi.

Si può quasi considerare come una continuazione della Brazza l’Isola vicina di Solta, Όλύνθα di Scilace, detta Solentum nella Tavola Peutingeriana, quantunque [p. 188 modifica]non dipenda dal medesimo Governatore, e sia soggetta a Spalatro così nel civile, come nell’Ecclesiastico. Un solo picciolo scoglietto abitato da conigli s’alza nel Canal di mare, che la separa da essa. Solta gira intorno a ventiquattro miglia; è pochissimo abitata perchè quasi tutta coperta di boschi, ne’ quali propagansi molte vipere, come anche in quelli della Brazza. Il suo miele è celebratissimo, e non cede a quello di Spagna, o di Sicilia per verun titolo.

  1. Fa d’uopo che il cel. Signor Busching sia stato mal servito da’ suoi corrispondenti, o abbia bevuto a cattive fonti quando scrisse della Dalmazia. Io non ò avuto sotto gli occhi il Volume della sua Opera, dov’è parlato di questa Provincia, se non tardi; e quindi non ò potuto accennarne le principali inesattezze al luogo loro. Protesto, che nessuno spirito d’ostilità mi anima contro il benemerito Uomo; pur troppo ciascuno è soggetto a scrivere delle cose poco esatte! Ma credo di rendere un vero servigio ad esso non meno, che a’ di lui Leggitori, avvertendoli d’alcuni errori non sopportabili; così vi fosse chi lo correggesse di Provincia in Provincia! la di lui fatica diverrebbe utile. Non è vero, che i Dalmatini (N°. LI. p. 75. ed. di Firenze) sieno di Nazione, e di Religione Greci; v’à una parte di essi, che segue il rito Greco, ma non è la maggiore. Nona è ancora un aggregato di rovine tanto lontano dell’essere una buona Fortezza (pag. 76) che appena si può più chiamarla Città murata. La Vrana (p. 77) lungi dall’essere uno de’ più deliziosi luoghi della Dalmazia, è un orrido monte di macerie, disabitato, e inabitabile. Knin (p. 78) è bagnato dal fiume Butimschiza, non dalla Bolisniza, e non è Sede d’un Vescovo. Dernis (p. 79) non è una Città di poco momento, ma un povero Villaggio; e la Cattedrale di Sebenico non è nel Castello, quando non vi fosse stata portata di fresco. Così non è una Città Clissa (p. 80); nè la strada, che conduce in Turchia, passa vicino a quella Fortezza per una Valle, ma sul dorso della Montagna. Salona non era situata in una bella pianura, ma alle radici, e sulle falde d’un monte; nè era traversata dal rivo Salona, ma bagnata esteriormente dal fiume di questo nome. Tralascio molti altri minori sbagli, stroppiamenti di nomi, errori di posizione, che farebbero una lunga diceria. Mi sorprende però, che non solo in parlando della Dalmazia, ma rendendo anche conto di Città ragguardevoli, e notissime d’Italia egli dica delle ridicole stravaganze. Non è l’ultima quella, ch’egli scrive, fra le innumerabili altre, di Venezia (p. 29) garantita contro la fame dai pesci, che gli abitanti possono prendere stando sull’uscio delle loro case; è poi vergognosa cosa il non sapere il valore del nostro Ducato, e fissarlo a L. 7. ½, com’egli era anticamente. Di Padova, di Vicenza, di Verona, e dell’altre Città di Lombardia il Signor Busching parla colla medesima esattezza, mettendo p. e. una catena di Montagne fra Vicenza, e Padova, dove abitano i Sette Comuni, che coltivano le viti. Come se gli dovrà credere allora quando ei ci parlerà delle Terre Australi?
  2. Capris laudata Brattia. Plin. L. III. c. XXVI.