Viaggio intorno alla mia camera/Capitolo VI

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Capitolo VI

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CAPITOLO VI.



Questo capitolo non è assolutamente che pei metafisici. Gran luce esso può aggiugnere allo studio dell’umana natura: è un prisma, con cui si potranno analizzare e decomporre le facoltà dell’uomo, separando la potenza animale dai raggi puri dell’intelligenza.

Mi sarebbe impossibile spiegare come e perchè io mi abbruciassi le dita sino dai primi passi che feci cominciando il mio viaggio, senza spiegare molto minutamente al lettore il mio sistema dell’anima e della bestia. — Questa scoperta metafisica d’altronde influisce talmente sulle mie idee e le mie azioni, che riescirebbe assai difficile intendere questo libro, s’io non ne [p. 30 modifica]porgessi per così dire, la chiave sin da principio.

Dietro varie osservazioni ho potuto avvedermi che l’uomo è composto di un’anima e d’una bestia. — Questi due esseri sono assolutamente distinti, ma talmente incassati l’uno nell’altro, o innestati uno sopra l’altro, ch’è necessario all’anima non so quale elevatezza, perchè realmente si distingua dalla bestia.

Udii da un vecchio professore (è una delle più vecchie cose di cui mi ricordo) che Platone chiamava la materia l’altra. Benissimo: io però darei più volentieri questa denominazione alla bestia, ch’è aggiunta alla nostra anima. Essa veramente è l’altra, che ci inquieta e ci tormenta in istrana maniera. Ciascuno si accorge, così all’ingrosso, che l’uomo è doppio; ma [p. 31 modifica]altro non si sa dire, se non ch’egli è composto d’anima e di corpo, e si accusa questo corpo di non so quante cose, ben mal a proposito sicuramente, poich’egli è così incapace di sentire come di pensare. Conviene invece prendersela colla bestia, con quest'essere sensitivo affatto distinto dall’anima, vero individuo, che ha la sua esistenza separata, i suoi gusti, le sue inclinazioni, la sua volontà, nè si solleva al disopra degli altri animali, se non perchè è meglio allevato è provveduto d’organi più perfetti.

Signori e signore inorgoglitevi pure della vostra intelligenza, quanto vi piace; ma diffidate molto dell’altra, massime quando siete in compagnia.

Ho fatto non so quante esperienze sull’unione di queste due creatura eterogenee. Per esempio, ho ricono[p. 32 modifica]sciuto chiaramente che l’anima può farsi obbedire dalla bestia; e che questa fatalmente obbliga anch’essa spessissimo l’anima ad operare contro il proprio volere. Secondo le regole, l’una ha il potere legislativo, e l’altra l’esecutivo, ma questi due poteri si fanno sovente vicendevole contrasto. — La grand’arte d’un uomo di genio è di sapere allevare bene la sua bestia, affine ch’ella possa andar sola, mentre l’anima, liberata dal suo spiacevole contatto, può inalzarsi sino al cielo.

Ma è d’uopo chiarir la cosa con un esempio.

Quando, signor mio, voi leggete un libro, o un’idea più aggradevole di quelle, ch’esso vi presenta, si affaccia d’improvviso al vostro pensiero; l’anima si attacca ad essa immediatamente, sebbene gli occhi seguano le parole e le [p. 33 modifica]linee; ond’è che finite la pagina senza comprenderla, e senza ricordarvi di ciò che prima avete letto. — Or questo donde proviene? Proviene da ciò che l’anima vostra, avendo ordinato alla sua compagna di farle una lettera, non l’ha avvertita della sua breve assenza; sicché mentre l’altra continuava a leggere, essa non ascoltava più.