Viaggio sentimentale di Yorick (Laterza, 1920)/XXXVII. La rosa

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XXXVII. La rosa

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Laurence Sterne - Viaggio sentimentale di Yorick (1768)
Traduzione dall'inglese di Ugo Foscolo (1813)
XXXVII. La rosa
XXXVI. Il nano XXXVIII. La fille-de-chambre

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XXXVII

LA ROSA

PARIGI

Or tocca a me a domandare al vecchio ufficiale francese: — Di che si tratta? — Un grido: — Haussez les mains, monsieur l’abbé! — echeggiò da dodici vari canti della platea, e inintelligibile a me quanto al vecchio poc’anzi l’invocazione al mio frate.

— Sarà — mi diss’egli — qualche povero abbé, il quale, incantucciatosi lassú nell’ultime gallerie a veder l’opera, e credendosi forse in salvo dietro l’ombra di due grisettes, fu adocchiato dal parterre, e si vuole a ogni patto ch’ei si stia durante la recita a mani alzate.

— Che! un ecclesiastico verrà egli in sospetto di borsaiuolo? — diss’io — e borsaiuolo d’una grisette? —

Il vecchio sorrise; e, bisbigliandomi nell’orecchio, m’aprí la cortina di certi arcani ch’io non aveva all’età mia penetrati.

— Dio mio! — diss’io smarrito di confusione: — e può egli darsi che un popolo, allattato di delicatissimi sentimenti, sia poi cosí impuro e dissimile a sé? Quelle grossièreté! —

Risposcmi che con questo villano motteggio si cominciò a malignare il clero in teatro, da che Molière rappresentò il suo Tartuffo: il che andava oggimai, pari all’altre reliquie de’ gotici costumi, in disuso. — Ciaschedun popolo — seguitò il vecchio — ha le proprie raffinatezze e le proprie grossièretés, le quali or prevalgono, or cedono alla lor volta; e, in ciascheduno de’ tanti paesi ch’io corsi, notai sempre alcune delicatezze, che, al parer mio, mancavano a tutti gli altri. Le pour et le contre se trouvent en chaque nation1; e il male e il bene si controbilanciano [p. 75 modifica] con equilibrio perpetuo; e chi potesse persuaderne i mortali, redimerebbe mezzo il genere umano da’ pregiudizi che l’attizzano contro l’altra metà; onde il frutto de’ viaggi per savoir vivre deriva appunto dal doversi accomodare a tante nature d’uomini e a varietà infinite d’usanze: cosí ci educhiamo alla vicendevole tolleranza; e la vicendevole tolleranza — conchiudeva egli, e mi fece un inchino — ci guida al vicendevole amore. —

Il senno e il candore, che spiravano da ogni detto del vecchio ufficiale, facevano sì ch’io, nell’udirlo, mi compiacessi della favorevole idea ch’ebbi a bella prima del suo carattere; se non che forse, mentr’io mi credeva d’amar la persona, io pigliava in iscambio l’oggetto, e amava il modo mio di pensare; e l’unica differenza si era ch’ei lo esprimeva al doppio meglio di me.

Gran noia al certo sì pel cavaliere sì pel cavallo, se questo rizza l’orecchie e adombra a ogni oggetto non prima veduto! Io mi piglio poco o nulla, e meno che ogni altro figliuolo d’Adamo, sì fatti fastidi: confesserò nondimeno lealmente che di molte cose ebbi scrupolo, e per molte parole mi feci rosso nel primo mese, le quali al secondo conobbi indifferentissime, e in tutto e per tutto innocenti.

Madame de Rambouillet, sei settimane da che la conobbi, si degnò di condurmi nella sua carrozza due leghe fuor di città. Non saprei dove trovar donna piú costumata di madame de [p. 76 modifica] Rambouillet, né bramerei di trovarne veruna che avesse animo piú illibato e piú virtuoso del suo. Nel ritorno, madame de Rambouillet mi richiese che tirassi il cordone. Le domandai che desiderasse. — Rien que de pisser — disse madame de Rambouillet.

Non ti dia noia, o «viaggiatore dilicato», che madame de Rambouillet stia p...do. E voi, leggiadre ninfe misteriose, dileguatevi «a sfogliare la vostra rosa» e sparpagliatela sul vostro sentiero 2. Cosí facea per l’appunto madame de Rambouillet: le diedi mano a uscir di carrozza; e, s’io fossi stato sacerdote della pudica Castalia, non avrei di certo assistito alla sua fontana con decoro piú riverente3.

Note

  1. Sentenza che un illustre filosofo applicò a’ costumi di Francia e d’Italia. Un gentiluomo dell’ambasciadore di Francia a Venezia pubblicò in Parigi la relazione d'infinite oscene e brutali opere d'abbominazione delle donne italiane: il filosofo, senza negare né concedere i fatti, risponde: «Si ceux qui viennent à Paris avec les ambassadeurs, osaient publier, quand ils sont retournés chez eux, des relations aussi libres que celles que les Français publient touchant les pays étrangers, je ne doute pas qu'ils n'eussent bien des choses à dire... Mais quelque menagement que les étrangers ayent pour nous, les dérèglements des femmes n'en sont pas moins réels; et qui pourrait suivre tous les avortemens, dont les prostitutions sont compliquées en France aussi bien qu'ailleurs, ce serait de quoi donner de l'horreur aux plus endurcis». Bayle, Pensées sur la comète, sect. 142 - Ma d'allora in qua, ed è quasi un secolo e mezzo, i costumi de' popoli inciviliti si sono corretti, e possiamo forse deriderci, ma non abbominarci scambievolmente. - Questa nota è desunta dagli altri manoscritti di Didimo chierico: Liber memorialis, II, n. 37. (F.)
  2. Le donne inglesi non tornano mai al crocchio, donde escono necessariamente, senza un libro in mano o fiori o altra cosa. La frase «sfogliar la rosa» fu con questa allusione primamente inventata dal dottor Swift nel poemetto A panegyrick on the Dean: leggi i versi:

    Here gentle Goddess e sgg. [F.].

  3. Castalia fu ninfa amata da Apollo, convertita in fonte e consecrata alle muse; ma chi ha letto i papiri recentemente scoperti in Napoli, dice che «alcuni sacerdoti eletti alla custodia di quella fonte divina la intorbidarono con sacrifici di sangue e con fattuccherie sacrileghe, sperando vanamente di trovar l’oro, che essi credevano commisto in quell’acque» [F.].