Wikisource:Libri/Canzone sopra la vittoria seguita contra l'armata Turchesca

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Giovanni Battista Amalteo 1572 C Canzoni letteratura Canzone sopra la vittoria seguita contra l'armata Turchesca Intestazione 17 settembre 2008 75% Canzoni

Canzone sopra la vittoria seguita contra l'armata Turchesca[modifica]

CANZONE
DI M. GIOVANBATTISTA
AMALTHEO.


ALL’ILLVSTRISS.MO ET ECCELLENT.MO
Sig. Marcantonio Colonna general dell’
armata di Santa Chiesa,

SOPRA LA VITTORIA
seguita contra l’armata Turchesca.


IN VENETIA, Appresso Onofrio Farri, 1572.


 
TRASSE il mio cor à sospirar sovente
L’altrui sventure, e i dolorosi stridi
Il fiero stuol, che gia cotanto ardio:
Che veggendo servil Barbara gente
Tinger del nostro sangue i nostri lidi,
E qual Tigre, o Leon digiuno e rio
Cercar l’ovil di Dio,
E in Pafo, e in Cnido svelti i mirti, e i lauri,
E i suoi ricchi tesauri,
E le corone a Salamina colte,
E ’n vil giogo rivolte
E spenta la sua dolce libertate,
Arsi non men di duol, che di pietate.

Da l’Oriente più non venia il Sole
Né ’l pianeta d’amor, né i chiari giorni,
Ma di turbati venti atra procella
Et havea sgombre l’erbe, e le viole
Da i nostri dilettosi almi soggiorni.
E tenea fosco il Ciel, chiusa ogni Stella
Nebbia gravosa, e fella,
E s’alcuna talhor pur m’apparea,
Era importuna e rea,
Et hor di Sirio, hor d’Orione armato,
Et hor di Marte irato,
Ne mai piaggia fioria vicino, o fera,
E in verno era cangiata primavera.

Hor, che l’ira del Ciel, e ’l valor vostro
Invitto Heroe ha domi, vinti, e sparsi
Gli armati legni, e le nemiche schiere,
Scopre l’alba il crin d’or, le guancie d’ostro
E i bei lumi del Ciel, che pria celarsi
Mostran letizia nelle eterne sfere.
Con nove luci altere
L’Hesperia ne gioisce in ogni parte,
E ’l buon popol di Marte,
Che vi ripon tra gli altri semidei
Archi, palme, e trofei
V’erge, e consacra, e rinovella in voi
L’antica gloria dei gran duci suoi.

Sotto le vincitrici insegne sante
Che spiegaste ver l’Euro, e incontra ’l Drago
Che in Cipro, e in Creta havea già stese l’ali,
La militia del Ciel tutta sembiante,
C’hoggi in sua guardia ha ’l Tebro, e l’Adria, e ’l Tago
Folgorando aventava accesi strali,
Mentre, che gli empi, e frali
Navigi un’angiol arde, un’altro affonda,
E ’l vostro ardir seconda,
Et qual intorno al nido suo s’aggira
Augel, che spesso il mira
La celeste Falange ogn’hor v’appressa
Facendovi corona di se stessa.

Sallo Acheloo, che sgomentato, e mesto
Volse indrieto il suo corpo, e l’acque schive,
Quando foste al suo corno un nuovo Alcide,
Et sallo Ambratia, e tutto il lito infesto,
Che serba anchor delle orme fuggitive,
Poi che la fuga, e ’l sangue, e i tronchi vide
Delle sue genti infide,
E di lor vene far vermiglie l’onde,
E l’arenose sponde.
Foste allhor Marte, et fu con voi Quirino
Ardito, e pellegrino:
Pur sempre con la forza, e co ’l consiglio
Aparte de la gloria, e del periglio.

Poi che di spoglie Orientali adorno
Quasi lucido sol ne riportaste
Le allegrezze interrotte, e i dì sereni,
Al disusato studio anco io ritorno,
E canto con che ardir dianzi n’andaste,
A domar fieri mostri, e d’ira pieni,
E por lor duri freni,
E come poscia altier Giason novello,
N’haveste l’aureo vello,
Come fondaste in mar, come hor s’indonna
Luminosa Colonna
Vostro bel fregio, a termine prescritto
Perche non varchi l’ampio stuolo afflitto.

Ma ’l Ciel, che a maggior gloria vi destina
Altra Argo, altri guerrieri, et altre imprese
Altro mar v’apparecchia, et altri regni,
Tosto ch’avrà ripreso Salamina
Il suo scettro, il suo seggio, e il bel paese,
Che gia gradì a Ciprigna, hor par che sdegni
Torrete i pregi indegni
Al Tiranno dell’Asia, Argo, e Corinto,
E Rodi, e Delo, e Cinto,
E rivedran le Muse i sacri monti,
E i lor cigni, e i lor fonti
Gli antri, le piaggie, i fior, l’ombre, e gli allori
Cantando le lor gioie, e i Vostri honori.

Da l’altra parte un glorioso ardire
Vi porta a soggiogar l’Eufrate, e ’l Nilo
C’hor ne paventa, ov’è la fama corsa,
Tempo è, che di sue frodi homai sospire
Babilonia d’errori eterno Asilo,
E ’l Ciel vi chiami, e molta più s’inforsa,
Che v’è felice l’Orsa:
Si vedrem poi rifar un secol d’auro,
E ’l sol mai sempre in Tauro
Qual era alhor, che senza nebbia il Cielo
S’andava, e senza gelo,
Et havran rena d’or l’onde Thirene
Et Anco al vostro mar le sue Sirene.

Carca di spoglie, e d’armi
Vedrai l’alta Colonna, e ’l mio gran duce,
C’hora con la sua luce
Rischiara il Tebro, e Roma, e poi se stesso
Digli Canzon d’appresso
Per finir le sue imprese, e l’aspra guerra,
Che come ha vinto il mar, vinca la terra.


IL FINE.


Appendice[modifica]

Canzone sopra la vittoria seguita contra l'armata Turchesca/Di M. Vincenzo Marostica
Canzone sopra la vittoria seguita contra l'armata Turchesca/Al clarissimo Signor Domenico Veniero