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Pagina:Lettere d'una viaggiatrice - Serao, 1908.djvu/29

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22 lettere d'una viaggiatrice

giadria e la grazia italica, schiettamente italica, della sua Firenze; e poichè tutto è possibile, innanzi a quella possente poesia della grandezza, della solitudine e della sterilità, che è la campagna romana, il nordico oserà rimpiangere i mille fumaiuoli di opificii, di fabbriche e di case, donde nuvole nere salgono al cielo, dai piatti sobborghi di Milano e di Torino. Ah che la bellezza dei paesi italiani è svariata e multanime! Un tramonto contemplato dalla più alta terrazza del Gianicolo, in una taciturna e pensosa visione, ove Roma s’infiamma di roseo, di rosso e sovra Essa cadono i veli violacei del crepuscolo e si distendono i veli nerastri della notte, non può cancellare il ricordo di un voluttuoso cader del giorno napoletano, nella indescrivibile beltà delle cose, quando gli occhi sono ebbri di colore e il cuore è ebbro di vita: una notte umida, opprimente, triste, di una tristezza larga e desolante, una notte romana, errando nelle lontane piazze bagnate e deserte, con la suggestione indefinita di tutta quella tristezza, non varrà a farvi obliare una notte di primavera, sotto la luna, passata in sogni, sugli