Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
occulto dramma | 325 |
rava le violette, le rose banksiane bianche posate in un vasetto di bronzo sul tavolino. Intanto Cortis guardava i libri.
«Oh!» esclamò questi. «I tuoi ringraziamenti e saluti!
Era quel volume delle Mémoires d’outre-tombe che Elena, partendo per Roma, aveva lasciato a sua madre onde lo restituisse a Cortis. Cortis lo aveva poi dimenticato nel salotto della contessa Tarquinia, ed ora Elena, trovatolo in casa, se l’era ripreso.
«Non andavano?» disse Elena guardandolo con un sorriso affettuoso. «Erano troppo freddi?
Che dolcezza, che purezza di sorriso e di sguardo! Egli le prese ambedue le mani, la guardò in silenzio. Si udì un passo sulla ghiaia. Elena ritrasse le mani in fretta. Tosto dopo entrò un domestico ad avvertire che la signora contessa li aveva veduti arrivare e li aspettava subito.
«Cosa c’è?» chiese Elena.
«Credo che sia venuto un telegramma» rispose quegli. «Pare che arrivi il signor conte Lao».
«Ecco perchè non ha scritto» disse Cortis.
Elena non rispose, cercò di non lasciarsi vedere in viso, perchè avrebbe dovuto godere di quell’improvviso annuncio, e n’era tanto commossa da poter forse simular la calma, non la gioia.
Neppure la contessa Tarquinia era troppo felice di questa notizia, non le sarebbe rincresciuto niente che l’assenza del signor cognato fosse durata di più. Adesso poteva fare alto e basso, in casa, a sua posta, adesso nessuno brontolava, nessuno faceva dei brutti musi quando parlava lei, nessuno le diceva «sciocchezze!» Adesso respirava, insomma.