Avido il dio districa la soave 265nudità dalla chioma che la fascia.
Bianca midolla in cortice lucente,
in folti pampini uva delicata!
Tenera e nuda il dio la piega, e sente
ch’ella resiste come se combatta. 270Tenera cede il seno; ma dal ventre
in giuso, quasi fosse radicata,
ella sta rigida ed immota in terra.
Attonito, l’amante la disserra.
“Ahi lassa, Dafne, ch’arbore sei fatta!„
275Subitamente Dafne s’impaura:
le copre il volto e il seno un pallor verde.
Ella sembra cader; ma la giuntura
dei ginocchi riman dura ed inerte.
S’agita invano. L’atto della fuga 280invan le torce il fianco. Si disperde
il senso di sua vita nella terra.
E l’amante deluso ancor la serra.
“Ahi lassa, Dafne, chi ti trasfigura?„
Ma non il suo melodioso duolo 285giova a trarre colei dalla sua sorte.
Nell’umidore del selvaggio suolo