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CANTO PRIMO. | 17 |
XLVII.
Quivi a lui d’improvviso una donzella,
Tutta, fuor che la fronte, armata apparse.
Era Pagana, e là venuta anch’ella
372Per l’istessa cagion di ristorarse.
Egli mirolla, ed ammirò la bella
Sembianza, e d’essa si compiacque, e n’arse.
Oh maraviglia! Amor ch’appena è nato,
376Già grande vola, e già trionfa armato.
XLVIII.
Ella d’elmo coprissi, e se non era
Ch’altri quivi arrivar, ben l’assaliva.
Partì dal vinto suo la donna altera,
380Ch’è per necessità sol fuggitiva;
Ma l’immagine sua bella e guerriera
Tale ei serbò nel cor, qual’essa è viva.
E sempre ha nel pensiero e l’atto e ’l loco,
384In che la vide, esca continua al foco.
XLIX.
E ben nel volto suo la gente accorta
Legger potria: questi arde, e fuor di spene;
Così vien sospiroso, e così porta
388Basse le ciglia, e di mestizia piene.
Gli ottocento a cavallo, a cui fa scorta,
Lasciar le piagge di campagna amene;
Pompa maggior della Natura, e i colli
392Che vagheggia il Tirren fertili e molli.