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atto quarto. — sc. III. | 417 |
Quale? Tradirò Iddio? Negar la voce
Che mi parla nel cor? No, da quel giusto
Si reo consiglio a me non dassi. E s’anco
A’ suoi lungh’anni di virtù inconcussa
Contraddetto avess’ei, certo non conscio
Egli era allor di sue parole; affanno
Di morte il dissennava. Ah, ch’io lo vegga,
S’è ver ch’ei vive!
Cromwell. Per distorlo quindi
Dal pentimento suo? No; lo vedrai,
Se pria l’esempio ch’ei ti diede imiti.
Rispondi.
Moro. Già risposi.
Cromwell. Empio! condanni
De’ sudditi nel core obbedïenza?
Qual maggior prova il parlamento adunque
Aver può di tue trame?
Moro. A’ detti miei
Malvagio senso dia chi vuol. Protesto
Che trame non ordii.
Cromwell. Comparve audace
Per le valli di Kent una fanciulla
A false arti profetiche educata,
Tumulti predicando; e da te mossa
Si confessò alla scellerata impresa.
Moro.Io la vergin di Kent reputai santa,
Tal la reputo ancor; nè creder posso
Autrice lei di sì esecranda accusa.
Costanza nella fede e non tumulti
Predicava la pia.
Cromwell. Riconosciuto
Fu il delitto e l’iniqua al rogo trasse.
Tue invereconde lodi alla dannata
Te manifestan complice. Abbondanti
Testimonianze inoltre hanvi di rei
Venduti al Vaticano ed a straniere
Cattoliche potenze, macchinanti
D’Arrigo ottavo e d’Inghilterra il danno;