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NOTE XV11 a sua volta, era presunto discendente di Ercole, anche Tolomeo era un Eraclide, sia pure di seconda mano. Ora, Teocrito immagina questa bella scenetta in Olimpo. Ercole, siede, glorioso e trionfante, su un trono degno della sua durezza, tutto d’acciaro; e davanti a lui, su due altri troni (e quello di Tolomeo tutto d’oro), i due degni pronipoti, come scolaretti avanti alla cattedra del maestro. Ad Ercole, si sa, non dispiaceva il bicchiere; e quando ha un po’ alzato il gomito, consegna ad uno l’arco, al l’altro la faretra, che dunque, da bravo Ercole decorativo, non abbandona neppure in Olimpo, neppure a pranzo, e si avvia alla stanza da letto, dove Ebe lo attende. E dal momento che quello dei due che riceve la faretra, sente il bisogno di mettersela sotto il braccio, s’intende che doveva adoperare antibraccio e mano per puntellare l’eroe non bene in gamba. Cosi dunque, con le due braccia girate stracche stracche intorno al collo dei due grandi discendenti, lo vediamo avviarsi al «talamo ambrosio». Alessandro e Tolomeo ci fanno una bella figura! S’intende che in una commedia, in un dialogo di Luciano, questa immagine sarebbe al suo posto. Ma, purtroppo, anche qui Teocrito faceva sul serio. Sbrigato Tolomeo, vien la volta di Berenice. Come Tètide generò Achille, come la «fanciulla argiva» Deipile, figlia di Adrasto re d’Argo, generò Diomede, cosí Berenice generò Tolomeo, nell’isola di Coo. E l’isola si commosse, e diede le medesime prove di clamoroso lealismo per cui s’era distinta Deio. quando vi nacque il pargoletto Apòlline. Fa un po’ ridere, e un po’ stizza. Ma i tempi sono anche i tempi: non bisogna dimenticare quello che, a proposito della nascita del Filadelfo aveva inventato Callimaco. Aveva inventato che Latona, quando andava cercando per terra e per mare un luogo dove potersi sgravare d’Apollo, s’era avvicinata anche all’isola di Coo. Ma al