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GAZZETTA MUSICALE | ||
N. 24 |
DOMENICA |
DI MILANO |
J. J. Rousseau.
SCHIZZI BIOGRAFICI.
UIOVAAXI PAISIELLO.
SjigPip-SWPaisiello può essere vantalo a
§0 Ygbuon dritto quale una delle più
glorie della scuola
&^^*ff?rt^japoletana,di quella scuola che
diede al mondo musicale i più
squisiti modelli di stile e di composizione
melodrammatica. Dalla metà del secolo XV1L
fino al IG80 la musica teatrale era rimasta
pressoché stazionaria. Dopo gli arditi tentativi
di Peri e del Caccini, dopo le belle e ingegnose
innovazioni armoniche di Claudio
Slònteverde, nessun progresso distinto erasi
notato nell’Opera in musica, la quale offrivasi
ancora sotto le imperfette e sconnesse
forme di uno spettacolo non degno di assumere
nel campo dell’arte quel primato che
altissime intelligenze doveanle procacciare.
Alessandro Scarlatti, napoletano, allievo
del Carissimi, l’inventore del recitativo, recava
a miglior perfezione le qualità di stile
moderno onde son distinte le composizioni
del suo maestro; fu egli veramente il primo
che impresse alla musica drammatica il carattere
di vigore passionato del quale era
essa ancora quasi al tutto priva.
Mercè il grande impulso da lui dato la
scuola di Napoli si collocò a capo di tutte
le altre, tanto che al principiare del secolo
decimottavo ella poteva vantare i più celebri
tra i compositori di Opere. Leonardo
Leo, Francesco Durante e Porpora,
illustri allievi dello Scarlatti, si alzarono
ben presto a onori principali di questa
scuola, dalla quale uscirono successivamente
uomini dell’alta portata che furono Pertrolese,
Caffaro, Jomelli, Piccini, Sacchini,
Trajetta, Majo, e que’ due insigni che l’Italia
considerò per lunga pezza quali sommi
maestri del più puro hello musicale, vogliam
dire Cimarosa e l’autore della Nina.
Per occuparci ora in ispeciale maniera di
quest’ultimo, verremo qui esponendo in
succinto la narrazione eie’ fatti principali
della sua vita, deducendola dagli scritti che
ne parvero meglio dettati intorno a questo
tema, e servendoci,più che d’altro, della
elaborata biografia che intorno a Paisiello
troviamo dettata nella grande opera del
signor Fétis.
Giovanni Paisiello nacque in Taranto
il 9 maggio ’17-41. 11 padre di lui, veterinario
di professione, destinandolo agli
studii legali, lo collocava nel collegio dei
Gesuiti, che allora era in molta voga nella
medesima sua città nativa. Il cavaliere
Guarducc! maestro di cappella nella Chiesa
de’Cappuccini, colpito, durante il canto
degli uIlici, dalla bellezza della voce del
giovinetto Paisiello, e dalla finezza del suo
orecchio, gli diè a cantare a memoria alcuni
solo nelle sue composizioni, e rimase
a tal punto soddisfatto della fina sua intelligenza
che non potè a meno di consigliare
vivamente i genitori di lui a mandarlo a
Napoli a studiar musica sotto qualche accreditato
maestro. Vinta, dopo non lievi
contrasti, la ritrosia del padre, cui sarebbe
piaciuto fare del suo Giovanni meglio un
legulejo che non un masticatore di crome,
(solo avvenire che per allora si allacciasse
alla modesta sua previsione) fu condotto
il giovine collegiale a Napoli ove gli venne
ottenuto un posto tra gli allievi del Conservatorio
di Sant’Onofrio, a quel tempo diretto
dal celebre Durante. Questo dotto
maestro, il qual toccava ormai al fine della sua
gloriosa carriera, e nel disimpegno de’ suoi
uflicii poneva pur sempre uno zelo illuminato
e una coscienziosa rettitudine, seppe
scorgere d’un tratto la felice organizzazione
del novello suo discepolo.
Dopo soli cinque anni di studio, di tanto
progredì Paisiello in questo che fu credulo
atto ad assumere gli uffici di primo ripetitore
fra gli allievi. Nel corso degli altri quattro anni
ch’ei rimase nel Conservatorio compose delle
messe, de’salmi, dei mottetti, degli pratorii,
e per solennizzare d fine de’suoi studii,
nel 17G3 compose un intermezzo che fu eseguito
da’suoi medesimi colleglli sul piccolo
teatro del Conservatorio stesso. Il vezzo melodico
e il fino disegno di questo primo saggio
melodrammatico procacciarono al giovinetto
suo autore non poca lode nel mondo musicale
italiano di quel tempo. Cotali pregi,
che furono poi sempre principali nelle composizioni
di Paisiello, gli ottennero di essere
chiamato a Bologna per iscrivervi due
Opere buffe al Teatro Marsigli, la Pupilla
e II Mondo a rovescio. Al dire del signor
conte Folchino Schizzi, al quale siamo
debitori di una molto elaborata dissertazione
biografica intorno al celebre compositore,
tre e non due sole furono le Opere
ch’egli ebbe a produrre a Bologna nel 17(>3,
e la terza intitolavasi i Francesi brillanti.
Il clamoroso esito di questi primi saggi
vantaggiarono di tanto la riputazione dell’esordiente
maestro, che perla intera penisola
in breve momento si estese il suo nome.
Modena, Parma, Venezia furono le prime
città, dopo Bologna, che a sè lo chiamarono.
La gloria sua, che sempre facevasi
maggiore ad ogni prova, gli ottenne di essere
chiamato a Roma che a quei tempi,
arbitra della rinomanza de’ musicanti italiani,
vi poneva il suggello, e tal fiata anche
la offuscava colla severità o col capriccio
de’ suoi giudizi!. Paisiello non fu
punto sgomentato del pericoloso onore che
gli si offeriva. Fi fu appunto a Roma ove
ebbe a scrivere il Marchese di Tulipano.
composizione mirabile per vezzo e per leggiadria
cui tutta Europa fece immenso
plauso.
Ma un’ultima più difficile prova riservavasi
a Paisiello chiamato a Napoli, ove erano
in gran voga i sommi compositori dei quali
doveva erigersi rivale. A capo di costoro
notavasi Piccini, a quel tempo il più illustre
autore melodrammatico d’Italia. Paisiello,
dice il signor Quatremère de Quincy,
nella sua notizia intorno a questo
maestro, stette ben in guardia dal lasciargli
sospettare la menoma pretesa a porsi
a confronto con lui. Egli non lo accostava
mai se non se colla finta sommissione di
un inferiore e con tutti i riguardi che usar
debite un docile allievo, lasciando alle proprie
sue Opere la cura di preparargli un
competitore pericoloso. Alcuni successi clamorosi,
tra’ quali va distinto quello ottenuto
da[’Idolo cinese, compirono la fortuna
di Paisiello, e lo collocarono alfine
nel novero de’compositori italiani di primo
ordine.
Venezia, Roma, Milano, Torino, chiamarono
a volta a volta e a più riprese l’autore
AeYIdolo cinese, la cui mirabile vena
non era minore dell’ingegno. La partenza
di Piccini per la Frància lo avrebbe lasciato
a Napoli senza rivali, se non era il
giovine Cimarosa a preparargli dei perigliosi
conflitti. Alcuni biografi, forse consigliati
dalla bontà del loro animo, ebbero
a dipingere Paisiello come uomo di
leale e nòbile carattere dotato. Riesce penoso
il dover riconoscere poco felici qualità
di cuore in coloro al cui alto ingegno
siamo costretti tributare la nostra ammirazione.
E questo fu veramente il caso di
Paisiello. Nell accennare alla rivalità ch’egli
ebbe con Cimarosa, il signor Fétis usa queste
precise parole, a Molto ne dispiace dover
confessare che non fu unicamente colle
armi dell’ingegno che Paisiello si misurò
con lui, ma che in molte occasioni ebbe
ricorso al raggiro, agli intrighi per impedire,
o almeno per attenuare i successi
del suo emulo. 1 mezzi medesimi furono
da lui usati contro Guglielmi, allorquando
costui tornò da Londra, dopo un’assenza
di quindici anni, dotato ancora di una
vena di fantasia che in vero era mirabile
in un uomo della sua età».