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Pagina:Matilde Serao San Gennaro.djvu/14

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2 San Gennaro

perìglio, o, infine, la sublime fra le virtù crìstiane, la rassegnazione, a sopportare, in obbedienza, in umiltà, tutti i mali orrendi dell’esistenza. E questo bisogno intimo, questo bisogno sentimentale e mistico, insieme, di possedere spirìtualmente, un amico nel cielo, non è solo dei popoli accumulati nelle potenti città e di quelli disseminati nei piccoli villaggi: ma, anche, di quelle persone che affidano la proprìa vita allo stesso sforzo di volontà, che mettono la loro vita in uno stesso lavoro. Tutte le arti, le più preclare, hanno un santo patrono; tutti i mestieri, i più oscurì, hanno un santo patrono; e non vi è ente, non vi è corporazione, non vi è sodalizio, in cui ancora non si venerì l’antica fede di Cristo, in cui ancora non sia passato il freddo scetticismo che fa dileguare ogni ardore, in cui non sia passato, ancora, il gelido cinismo che tutto fa inaridire, non vi è una sola di queste rìunioni di uomini, dal cuore ancora legato a tutte le più amorose tradizioni di pietà religiosa, che non abbia un santo per patrono.