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12 | l’ordinanza. |
dopo aver tante volte, in quei momenti di scorata malinconia, chinato la testa fra le mani pensando alla madre e domandandosi: — Che farà in questo momento quella povera donna? — tornare a casa! Dopo aver tante volte, sul far della notte, al bivacco, udito qua e là fra i crocchi dei compaesani suonare i noti ritornelli campestri, quei che si cantavano un giorno laggiù, a casa, in estate, quando si vegliava sull’aia e vi batteva quel bellissimo lume di luna, e, fra le tante voci degli amici e dei congiunti, se ne sentiva una distinta, chiara, argentina, tremola, che sapeva così bene le vie del cuore; dopo aver tante volte benedetto quei canti come un saluto di nostra madre lontana... tornare! Tornare inaspettato! Rivedere quella campagna, quei casali; riconoscere da lontano quel tetto, studiare il passo, giungere trafelati su quella cara aiuola, vedersi comparir dinanzi la sorellina fatta adulta, il fratello più piccolo ormai adolescente, alle loro grida sopraggiungere tutti gli altri, lanciarsi in mezzo a loro, poi svincolarsi da tutti, correre in casa, chiamare la vecchia madre, vedersela venire incontro colle braccia aperte e gli occhi pieni di lagrime, gettarsele al collo e sentirsi stretto da quelle care braccia e provar tutte le più sante estasi umane, le son cose che, anche a pensarle soltanto, addolciscono qualunque amarezza, sanano qualunque ferita.
Pur non di meno a quel buon giovanotto passava l’anima il pensiero di aversi a separare dal suo uffiziale. E poi un soldato di cuore non si spoglia mai del ruvido cappotto che gli ha servito per tanti anni da coperta e da guanciale, e su cui egli ha fatto tanto lavoro di spazzola, d’ago e di sapone, senza sentirsi dentro un certo struggimento, una certa tenerezza dispettosa ed inquieta, come al separarsi da un amico che ce ne ha fatta qualcuna delle