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Pagina:De Amicis - Marocco.djvu/317

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fez 307

spalle, e corsero ad affacciarsi dalla parte opposta; e così di terrazza in terrazza, per una lunga fila di case. Sul primo momento non capimmo che cosa fosse accaduto. Il vice-console fu il primo a indovinarlo. — Un grande avvenimento, — disse; — passano per le strade di Fez il Comandante e il capitano. — E infatti di lì a poco, si videro rosseggiare sopra una delle alture che dominano la città, le divise dei soldati della scorta, e col cannocchiale si riconobbe il Comandante ed il capitano a cavallo. Un altro voltafaccia di donne sopra un gran numero di terrazze, ci annunziò, poco dopo, il passaggio d’un’altra comitiva italiana; e trascorsi dieci minuti vedemmo biancheggiare sull’altura opposta la cuffia egiziana dell’Ussi e il cappello inglese del Morteo. Dopo questo l’attenzione universale si rivolse daccapo a noi, e saremmo stati là a godercela un pezzo; ma sopra una terrazza vicina cinque o sei monelle di schiave, di tredici o quattordici anni, si misero a guardarci e a sghignazzare così insolentemente, che fummo costretti, per il decoro della cristianità, a privare il bel sesso metropolitano della nostra meravigliosa presenza.