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Pagina:Tragedie (Pellico).djvu/332

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ERODIADE


ATTO PRIMO


SCENA I.


ERODE, GIOVANNI e Guardie


Giovanni.Dal carcer mio perchè mi traggi, Erode?
Erode.Giovanni, appena il tuo sostar fra guardie
Carcer può dirsi. Al popol ribellante
Rapirti mi fu forza. Il sai; malvagio
Te non reputo, no, ma perigliosa
Cagion d’insania in altri e di delitti.
Odi. — Ben prova a te di reverenza
È la mite prigion, l’assenso mio
Al consorzio perenne in che pur vivi
con drappel di discepoli alternanti
al captivo maestro onori e doni.
Erode vuol, che dal suo labbro intenda
Tu, ch’ei ti pregia assai; che in te un novello
Socrate ei pregia. E dove Erode ha regno
Cicuta ai saggi uom non appresta, il giuro.
Giovanni.Signor, mercè renderti forse io deggio
che me innocente non uccidi?
Erode.                                                  Affrena
L’ira, e m’ascolta. Al caro tuo deserto
Restituito già t’avrei, se Roma,
La tirannica Roma, a cui soggetti
Son tutti i re, non s’adombrasse ai plausi
Ch’ a te prodiga il volgo. Uopo è che i nembi
Si dileguino alquanto, e allor tu sciolto
Ove ti piaccia moverai. Con sire